Le parole della tecnologia: la lavorabilità

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Le caratteristiche tecnologiche di un materiale ne indicano l’attitudine a subire un determinato processo produttivo.

Fra le caratteristiche tecnologiche che indicano l’attitudine di un materiale a essere processato per asportazione di truciolo spicca la lavorabilità, che sarà uno dei parametri di definizione della lavorazione, dalla scelta della macchina, al tipo di utensile, ai parametri di taglio e al sistema di lubrorefrigerazione.

Cosa si intende per lavorabilità? Interessante la seguente sintesi: «Gli operatori sulla macchina utensile hanno differenti opinioni circa la lavorabilità. Alcuni sono principalmente interessati alla velocità di taglio utilizzabili, altri considerano la durata utensile a una ragionevole velocità di taglio, e ancora la lavorabilità come ottenimento di ottime finiture superficiali oppure considerare un accettabile controllo truciolo in specifiche applicazioni».

Dunque? È evidente che, mentre le caratteristiche fisiche e meccaniche possono essere definite numericamente, per la lavorabilità questo non è possibile, ma ci si rifà a un “giudizio”, pertanto tendenzialmente soggettivo, anche se le linee guida danno una precisa indicazione su come formularlo.

In realtà sarebbe molto complesso arrivare ad esprimere quantitativamente la lavorabilità perché molti sono i fattori in gioco, fra l’altro con un peso variabile in funzione sua di cosa si sta eseguendo, sia delle destinazioni future del manufatto.

Di fatto, il problema della lavorabilità dei materiali metallici presenta delle difficoltà se si vuole riuscire a ottenere soluzioni rigorose. Per cercare di ovviare a ciò, negli anni sono stati studiati metodologie diverse, che potessero dare risultati quantificabili e generalizzabili, ma, al momento, l’attribuzione del giudizio rappresenta ancora la migliore indicazione: ottima lavorabilità, buona lavorabilità, e, a scendere, fino alla scarsa o nulla lavorabilità.

In letteratura tecnica si parla anche di indice di lavorabilità, che ha lo scopo di misurare quantitativamente, in una lavorazione per asportazione di truciolo, la lavorabilità, valutando lo sforzo tangenziale sull’utensile che esegue la lavorazione.

In altri casi, partendo da un materiale campione, si rileva la velocità di taglio che permette una predeterminata durata dell’utensile, relativamente al materiale in esame: il rapporto fra le velocità, è l’indice di lavorabilità, che è comunque di tipo comparativo e poco generalizzabile.

I legami tecnologici

I diversi sistemi adottati dall’industria, pur essendo utili per stabilire la maggiore o minore difficoltà con cui può essere lavorato un materiale, non tengono conto in genere che di pochi fattori, in genere al massimo di due, non essendo possibile evidentemente classificare i materiali metallici in base ad una proprietà che è così variabile poiché funzione di un numero elevatissimo di parametri. La valutazione del grado di lavorabilità è infatti strettamente legato anche ai dati caratteristici della lavorazione, dalla vita dell’utensile, alle forze di taglio, alla potenza assorbita, ma anche il grado di finitura e la qualità superficiale richiesta, oltre al tipo di truciolo:

• Durata dell’utensile: la lavorabilità è tanto migliore quanto maggiore è il volume di truciolo asportato, prima del decadimento dell’utensile

• Forze e potenza: la lavorabilità è tanto migliore quanto minori sono le forze e la potenza richieste per l’asportazione

• Finitura e qualità: la lavorabilità è tanto migliore quanto migliore è la finitura, a pari condizioni di taglio.

• Truciolo: la lavorabilità è tanto migliore quanto più frammentato è il truciolo, quindi facilmente evacuabile dalla zona di taglio



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