Presse piegatrici, macchine in continua evoluzione

Emiliano Corrieri

Condividi

presse

Dalle prime presse meccaniche alle ultime soluzioni azionate elettricamente, uno sguardo all’evoluzione delle soluzioni applicate a questa tecnologia tanto “banale” quanto fondamentale per il settore della lavorazione della lamiera.

La piegatura della lamiera è una lavorazione che ruota attorno a un concetto di una semplicità a tratti disarmante.

Per questo quasi tutti coloro che la vedono per la prima volta tendono a sottovalutarla, assoggettati come restano dalla tecnologia avanzata di un laser o di molte altre lavorazioni.

Eppure, lo sanno bene i costruttori di macchine che hanno via via cercato di affinare il “banale” avvicinamento dei punzoni alle matrici rendendo le presse dei mezzi sempre più precisi e efficaci.

Un po’ come successo all’automobile: al netto della prossima discussa rivoluzione elettrica, il motore a scoppio è stato un affinamento continuo di oltre un secolo a partire, comunque, da un sistema meccanico di cilindri, bielle, pistoni…

Iniziamo quindi un breve viaggio attraverso l’evoluzione delle tecnologie applicate alle presse piegatrici.

La cosa più affascinante è scoprire che dietro a questo mondo si nascondono storie umane strepitose fatte di pionieri appassionati e tenaci e che il nostro Paese ha dato veramente tantissimo alla piegatura.

Citeremo anche marchi che non esistono più pur avendo conosciuto momenti di gloria ed espansione enormi.

All’inizio furono le presse meccaniche

Le presse meccaniche sono ancora diffuse per lavorazioni marginali in molte officine. Piuttosto comuni quelle di marca Mariani o Omag.

In particolare l’azienda Mariani, costituita addirittura prima dell’unità d’Italia e chiusa negli anni Settanta del Novecento, raggiunse le dimensioni di un vero e proprio colosso che diede un fondamentale impulso all’economia della città di Seregno.

Deteneva numerose soluzioni brevettate in tutti i campi allora conosciuti della lavorazione a deformazione della lamiera.

Erano caratterizzate da un movimento estremamente rapido e da una grande forza di pressione.

Purtroppo, la caratteristica che le rendeva molto pericolose era che una volta azionate per un ciclo di piega non si aveva modo di fermarle.

presse
Figura 1 – Le presse meccaniche sono ancora diffuse per lavorazioni marginali in molte officine

Fatto, questo, che costringeva ad una grandissima attenzione gli operatori nell’installazione degli utensili corretti e nella giusta individuazione del fine corsa.

Ad oggi sono macchine considerate fuori legge da un punto di vista di sicurezza e, quindi, non possono essere utilizzate dagli addetti (Figura 1).

Presse idrauliche tipo “RG” Schiavi, AMADA, Promecam

Sono macchine solitamente compatte e basse.

La loro caratteristica più evidente è quella di possedere un movimento contrario a tutte le altre presse.

Se di solito è la parte superiore (detta traversa) che scende, in questo caso è il banco che sale.

Il movimento è ottenuto mediante la spinta di un unico cilindro centrale. Semplici e molto affidabili, hanno praticamente fatto la storia della presso-piegatura italiana e non solo, permettendo di “sdoganare” la tecnologia rendendola molto più accessibile.

Ad oggi non rispondono più alle normative di sicurezza in quanto non presentano il punto di cambio velocità e, normalmente, le fotocellule protettive.

Possono, quindi, lavorare solamente se adeguate con kit specifici di sicurezza.

Sono ancora molto utilizzate e diffuse (Figura 2).

Sulla pressa modello RG si potrebbe davvero scrivere un libro.

Nata da un’idea brevettata di un tecnico italo-francese, Roger Giordano da cui l’acronimo “RG”, per la marca transalpina Promecam venne costruita per molti anni dall’italianissima Schiavi che la diffuse in tutto il Paese grazie anche ad una tecnica di vendita devastante per quei tempi.

presse
Figura 2 – Le presse idrauliche possono oggi lavorare solamente se adeguate con kit specifici di sicurezza

L’azienda, infatti, aveva predisposto un piccolo autocarro su cui si trovavano la macchina più piccola (l’RG 25/12) e un mini-salottino per le trattative.

In pratica: un vero e proprio show-room ambulante con cui coprire tutte le regioni italiane in lungo e in largo!

Altra curiosità: la macchina fu così diffusa che dettò lo standard tutt’oggi largamente adottato negli utensili: lo standard Promecam.

La lunghezza degli utensili interi, ad esempio, pari a 835 mm, permetteva di attrezzare la macchina più piccola larga 1250 mm con un solo utensile e mezzo.

Tutt’oggi il primo taglio degli utensili di quello standard è pari a 415 mm, che sommati a 835mm… fanno proprio 1250!

L’azienda Promecam non esiste più oggi. Fu assorbita da AMADA negli anni Ottanta.

Presse idrauliche a barra di torsione

Sono le antesignane delle sincronizzate a cui assomigliano molto nell’aspetto.

Il movimento è demandato alla traversa che scende mediante una coppia di pistoni idraulici.

Gli assi di movimento sono limitati, tre al massimo e sono:

  • x per il carro posteriore;
  • z per l’altezza del carro posteriore; 
  • y per la discesa della traversa.
presse
Figura 3 – Le presse idrauliche a barra di torsione sono le antesignane delle sincronizzate a cui assomigliano molto nell’aspetto

I due pistoni sono spesso collegati tra di essi meccanicamente attraverso una barra che ne accoppia il movimento fino al punto morto inferiore.

Quest’ultimo è regolato attraverso il movimento di due chiocciole che scendono o salgono per regolare l’altezza del fine corsa dei cilindri e, quindi, della traversa.

Il controllo della macchina è demandato a un semplice posizionatore da due o tre assi.

Spesso tale dispositivo è privo di memoria interna ed è quindi da programmare ogni qualvolta si debba fare un pezzo con più pieghe (Figura 3).

presse
Figura 4 – Ultima evoluzione delle presse piegatrici, le presse idrauliche sincronizzate sono il tipo di macchina moderna oggi più diffusa

Presse idrauliche sincronizzate

È il tipo di macchina moderna oggi più diffusa.

Prevede il movimento della traversa superiore mediante due cilindri idraulici indipendenti e regolati da apposite valvole proporzionali.

Con il tempo si è assistito a tecnologie ancora più versatili, precise e parche nei consumi come, ad esempio, quelle delle presse idrauliche ibride sincronizzate.

Rappresentano l’ultima evoluzione delle piegatrici, assieme alle elettriche (Figura 4).                                                                                                                            

Presse elettriche

Rappresentano in ordine di tempo l’ultima evoluzione delle presse piegatrici.

Come indica il nome, prevedono che il movimento della traversa sia azionato elettricamente attraverso diversi sistemi.

Tra le antesignane ci sono le serie Elektra di Mecos che prevedevano l’utilizzo di viti a ricircolo in luogo dei cilindri idraulici.

Un’altra evoluzione è senza dubbio quella delle presse elettriche a cinghie tipo Prima Power o Safan.

Le caratteristiche principali sono la velocità, il basso consumo e la precisione.

Oggigiorno spesso mi sento chiedere pareri “di parte” sulle tecnologie presenti oggi sul mercato.

Ahimè è impossibile poter rispondere in quanto il riferimento da cui partire è sempre e comunque costituito da una attenta analisi che tenga conto:

  • di quale sia il prodotto che viene fatto;
  • di quale sia il budget (ovviamente);
  • di quanto sia il reale utilizzo della macchina;
  • il livello di affidabilità e di assistenza di un marchio.

Articoli correlati