Restyling 4.0, tutti i “ritocchi” della manovra

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Anno nuovo, incentivi nuovi. O meglio, incentivi rinnovati e rimodulati. Anche stavolta la manovra finanziaria messa nero su bianco dalla Legge di Bilancio approvata in “zona Cesarini” (legge n. 145 del 30 dicembre 2018), e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 302 del giorno di S. Silvestro, riserva alle imprese un mix di continuità e novità.

Certo, l’attenzione alle attività produttive non manca, e non potrebbe essere altrimenti, visto che sono proprio loro il principale motore della nostra economia, e che – oggi più che mai – sulla crescita del Pil si gioca una fetta importante del nostro futuro, a partire dai rapporti con l’Europa.

Legge di Bilancio vuol dire innanzitutto, per le imprese interessate a crescere, possibilità di accedere a nuovi (o vecchi) incentivi e finanziamenti per aumentare il proprio grado di competitività sul mercato interno come su quelli esteri. Diciamo subito che rispetto al recente passato l’impianto degli aiuti alle imprese, nella sostanza, resta lo stesso. Così come viene confermata la priorità per il 4.0 e, in generale, la spinta a favore degli investimenti in innovazione. Ciò che cambia sono le cifre, la distribuzione e, in parte, anche i target privilegiati. Con un’attenzione particolare per la piccola e media impresa, che rappresenta, almeno a livello squisitamente “demografico”, il nerbo del tessuto imprenditoriale nostrano.

Iperammortamento e dintorni

Iniziamo col dire che la manovra per l’anno appena iniziato riorganizza il Piano Industria 4.0, senza dubbio uno dei maggiori successi della precedente legislatura in materia di incentivi alle imprese, con un occhio di riguardo, come accennavamo, nei confronti delle Pmi, che vengono decisamente privilegiate dai nuovi parametri. Un chiaro esempio è la proroga dell’iperammortamento, che consente di maggiorare il costo di acquisizione dei beni materiali strumentali nuovi funzionali alla trasformazione tecnologica e/o digitale.

Innovando, almeno parzialmente, la normativa vigente in materia, il beneficio viene concesso in misura differenziata, secondo l’importo degli investimenti effettuati: privilegiati quelli fino a 2.5 milioni di euro (dunque i più appetibili e raggiungibili dalle imprese meno strutturate), per cui è concessa la possibilità di maggiorazione del 250%; tale quota scende al 200% per gli investimenti in beni digitali fra i 2.5 e i 10 milioni di euro, e ancora al 50% per quelli fra 10 e 20 milioni di euro, appannaggio delle realtà più grandi.

L’iperammortamento, inizialmente limitato agli investimenti in macchinari 4.0, ora si estende anche a beni immateriali come il software, nella misura del 140% ai fini Irpef e Ires. Tale tipologia di investimento è tuttavia condizionata all’attivazione di almeno un iperammortamento sull’acquisizione di un bene materiale previsto dalle tabelle apposite.

Anche in questo caso si tratta di una proroga, con un elemento di novità: la possibilità di far rientrare nelle agevolazioni anche i software in-cloud, quelli cioè che permettono agli utenti di accedere e utilizzare da remoto, mediante internet, funzionalità hardware e software. Tutte queste agevolazioni, giova ricordarlo, si riferiscono agli investimenti effettuati fino al 31 dicembre 2019, ovvero sino al 31 dicembre 2020, a condizione che detti investimenti si riferiscano a ordini accettati dal fornitore entro il 31 dicembre 2019 e che, entro la medesima data, sia anche avvenuto il pagamento di acconti per almeno il 20%.

Sempre in tema di accesso al credito per le micro, piccole e medie imprese, la Legge di bilancio prevede anche un rifinanziamento per la cosiddetta “Nuova Sabatini” (o Sabatini ter), che ha l’obiettivo di sostenere gli investimenti per acquistare, o acquisire tramite formule leasing, macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo, hardware, software e tecnologie digitali. L’iniziativa, da sempre, riscuote presso le Pmi un notevole successo, tanto che a inizio dicembre il Mise aveva annunciato l’esaurimento delle risorse finanziarie disponibili. Proprio per questo si è reso necessario prevedere un rifinanziamento per gli anni a venire. Si parla di 480 milioni di euro in sei anni, quindi fino al 2024. In particolare sono messi a disposizione 48 milioni di euro, 96 per ogni anno dal 2020 al 2023 e altri 48 per il 2024.

Il finanziamento, che può essere assistito dalla garanzia del “Fondo per le piccole e medie imprese” fino all’80% del suo ammontare, deve essere: di durata non superiore a 5 anni; di importo compreso tra 20 mila e 2 milioni di euro; interamente utilizzato per coprire gli investimenti ammissibili. Il contributo Mise è determinato in misura pari al valore degli interessi calcolati, in via convenzionale, su un finanziamento della durata di cinque anni e di importo uguale all’investimento, a un tasso d’interesse annuo pari al 2,75% per gli investimenti ordinari e 3,575% per gli investimenti in tecnologie 4.0. A poter fruire dell’agevolazione, lo ricordiamo, sono le Mpmi che alla data di presentazione della domanda: sono regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle Imprese; sono nel pieno e libero esercizio dei diritti, non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali; non rientrano tra i soggetti che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato aiuti considerati illegali o incompatibili dalla Commissione Europea; non si trovano in condizioni tali da risultare imprese in difficoltà; hanno sede in uno stato membro, purché provvedano all’apertura di una sede operativa in Italia entro il termine previsto per l’ultimazione dell’investimento.

La Legge di Bilancio rimodula anche il credito d’imposta per le attività di ricerca e sviluppo. A tale proposito, il tetto massimo annuale per beneficiario scende da 20 a 10 milioni mentre l’aliquota passa dal 50% (che resta soltanto per le spese relative ai dipendenti e ai contratti stipulati con Università, enti ricerca e startup innovative) al 25% (per tutte le altre voci). Rinnovato inoltre il credito d’imposta per la formazione, ma con tre aliquote diversificate per dimensione di impresa: 50% per le piccole con un tetto massimo di 300 mila euro, 40% per le medie imprese e 30% per le grandi con un tetto di 200 mila euro.

Da non sottovalutare il piano straordinario per sostenere il made in Italy e attrarre gli investimenti nello Stivale, potenziato con un’ulteriore dotazione di 90 milioni per il 2019 e 20 milioni per il 2020. Introdotto anche un voucher per l’innovation manager, con l’obiettivo di sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale sulla scorta del Piano Nazionale Impresa 4.0 e di ammodernamento degli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali. In gioco ci sono oltre 25 milioni di euro all’anno e gli incentivi, a fondo perduto, sono modulati a seconda delle dimensioni degli operatori economici: per le micro e piccole sono 40 mila euro, nel limite del 50% delle spese sostenute; le medie invece si dovranno “accontentare” di 25 mila euro nel limite del 30% della spesa; le reti di impresa potranno essere agevolate con 80 mila euro, entro il 50% della spesa. I manager dovranno essere dotati di particolari qualifiche e iscritti in un albo appositamente istituito e gestito dal Mise.

Insomma, si guarda al futuro con sempre maggiore decisione: e così, oltre alle nuove misure sulla microelettronica (50 milioni per 2019 e 2020, 60 per il 2021 e 83,4 per ciascuno degli anni dal 2022 al 2024), la Legge 145/2018 prevede anche un fondo ad hoc per sostenere lo sviluppo di tecnologie e applicazioni basate sull’Internet delle Cose (IoT), sulla blockchain (attenzione, non confondiamola con le criptovalute, di cui la blockchain rappresenta solo la “base” concettuale…) e sull’impiego di intelligenze artificiali, per un totale di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, rimpinguabili con contributi su base volontaria. Tra le attività finanziate: progetti di ricerca e innovazione funzionali alla competitività del Paese; sfide competitive per il raggiungimento di specifici obiettivi tecnologici e applicativi; supporto operativo ed amministrativo con particolare attenzione, di nuovo, alle piccole e medie imprese.

Si pensa anche alle startup, con un insieme di misure per incentivare la destinazione di risorse finanziarie ai fondi di venture capital, piccole e medie imprese e nuove attività all’avanguardia. Incrementate anche, dal 30 al 40%, le agevolazioni fiscali per chi investe in startup innovative.

Come si vede, il paniere è molto ricco di opportunità per chi desidera investire e crescere, anche se non mancano le criticità: le principali sembrano quelle legate alla “frenata” sul Mezzogiorno, che si vede privato della possibilità di accedere a 1.65 miliardi in investimenti a seguito dei correttivi alla manovra destinati a scansare le procedure di infrazione minacciate dall’Unione Europea: all’atto pratico sono stati tagliati il Fondo Sviluppo e Coesione e il cofinanziamento dei fondi europei. Vengono così decurtati i trasferimenti alle regioni e ai programmi nazionali cofinanziati con le risorse comunitarie che avrebbero dovuto coprire investimenti strutturali.

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