MICS: la ricerca che rafforza il Made in Italy e sostiene le PMI

alessandro garnero

Condividi

Partiamo da un punto di vista spesso trascurato: il ruolo dell’industria in Italia. Nonostante la narrativa che mette in primo piano il turismo o altri settori, la manifattura Made in Italy resta fondamentale per il nostro Paese, sia in termini di occupazione sia come traino tecnologico.

Il futuro del Made in Italy passa dalla fabbrica intelligente, circolare, sostenibile e digitale. A sostenerlo con forza è Marco Taisch, professore ordinario del Politecnico di Milano, fondatore del World Manufacturing Forum, presidente del Competence Center Made 4.0, cofondatore dello spin off Miraitek e presidente della Fondazione MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile, ospite del podcast “Anima d’Acciaio”, condotto da Alessandro Garnero. Insieme a lui una riflessione a tutto campo su come la manifattura italiana stia affrontando la transizione digitale e ambientale, le sfide che restano aperte e sul ruolo cruciale delle politiche industriali.

Con la Fondazione MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile, Taisch e il suo team stanno dimostrando che la ricerca non è un lusso, ma la chiave per aiutare le nostre PMI a restare competitive in un mercato globale in continua evoluzione.

Sostenibilità, digitalizzazione e innovazione non sono costi, ma investimenti strategici che rafforzano i settori che rappresentano il cuore produttivo del nostro Paese: meccanica, arredamento, moda.

Dal dialogo con Taisch traspare una convinzione forte: il Made in Italy non deve limitarsi a difendere ciò che ha costruito, ma deve rilanciarsi, innovando senza paura. Solo così potrà continuare a essere un marchio riconosciuto e ammirato in tutto il mondo.

Trasferire conoscenza e innovazione alle PMI

Il Made in Italy è da sempre uno dei marchi più riconosciuti al mondo, simbolo di qualità, design, bellezza e funzionalità. Ma ridurre questo patrimonio soltanto a un’immagine romantica sarebbe un errore: dietro la forza dei settori industriali si nasconde un tessuto produttivo complesso che comprende la meccanica, l’automazione, l’arredamento e la moda, settori che insieme al loro indotto rappresentano più della metà del PIL nazionale e oltre il 50% degli investimenti industriali. La competitività di questo cuore manifatturiero è oggi più che mai legata alla capacità di innovare e di integrare ricerca e sostenibilità nei modelli produttivi. In questa prospettiva si inserisce la Fondazione MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile – la più grande iniziativa di ricerca mai finanziata in Italia, nata all’interno del PNRR e sostenuta dal MIMIT con un investimento di 115 milioni di euro.

La Fondazione MICS è guidata da un partenariato che unisce università, centri di ricerca e alcune delle principali imprese italiane. Non si limita a sviluppare progetti accademici, ma lavora in modo concreto per trasferire conoscenza e innovazione all’interno delle piccole e medie imprese, che costituiscono l’ossatura del nostro sistema economico. È proprio sulle PMI, infatti, che grava uno dei principali limiti strutturali del Paese: la scarsa propensione a investire in ricerca e sviluppo.

L’Italia investe appena l’1,4% del PIL in R&S, una cifra nettamente inferiore alla media europea e lontanissima dal 3,2% degli Stati Uniti, dove il peso della ricerca privata è predominante. In Italia, al contrario, il 70% degli investimenti è pubblico, con le imprese che rimangono troppo spesso ai margini. Questo divario si traduce in una perdita di competitività, in una difficoltà a rinnovare processi e prodotti e, in definitiva, in un rischio di arretramento rispetto ai mercati globali.

Otto grandi filoni su cui concentrare la ricerca

La missione della Fondazione MICS è ribaltare questa dinamica, aiutando le imprese a comprendere che la ricerca non è un costo, bensì una leva strategica per crescere ed espandersi. Piccolo non è più bello: in un contesto internazionale segnato da concorrenza globale, dazi, transizioni tecnologiche e nuove sensibilità dei consumatori, il nanismo dimensionale e culturale delle imprese italiane rischia di diventare il principale ostacolo allo sviluppo. MICS lavora per sensibilizzare gli imprenditori, favorire investimenti mirati e soprattutto rendere accessibili i risultati della ricerca attraverso progetti concreti e applicabili.

Gli otto grandi filoni su cui la Fondazione concentra i propri sforzi delineano una visione chiara: prodotti sostenibili e digitalizzati, nuovi materiali e processi industriali innovativi, fabbriche del futuro organizzate secondo i principi dell’industria 4.0, tecnologie produttive avanzate come l’additive manufacturing, nuovi modelli di business basati sulla digitalizzazione e lo sviluppo trasversale delle tecnologie digitali. Si tratta di oltre 90 progetti che vedono impegnati più di 1.000 ricercatori, accademici e industriali, in un lavoro che mette insieme competenze diverse e settori tradizionalmente separati. La multidisciplinarietà e la cross-fertilizzazione sono i veri punti di forza di questa iniziativa: designer e chimici, ingegneri e psicologi, economisti e tecnologi collaborano per generare innovazione condivisa, mentre i settori della moda, dell’arredamento e della meccanica dialogano come mai era accaduto prima.

Gli esempi di ricerca applicata già emersi sono la dimostrazione tangibile di questo approccio: materiali per packaging edibile che riducono i rifiuti, tessuti sensorizzati capaci di monitorare le condizioni di salute di chi li indossa, freni con materiali che limitano l’emissione di polveri dannose. Sono innovazioni che non restano chiuse nei laboratori, ma che hanno la possibilità di diventare nuove opportunità di mercato per le imprese italiane. Non si tratta solo di sostenibilità ambientale, ma anche di benessere delle persone, sicurezza sul lavoro, efficienza produttiva. E tutto questo significa nuovi margini di competitività per le PMI che sapranno coglierne il potenziale.

Promuovere una nuova consapevolezza imprenditoriale

La Fondazione MICS non si limita però all’attività di ricerca tecnica. C’è anche una dimensione culturale e strategica che la caratterizza: attraverso eventi, forum e roadshow sul territorio, promuove una nuova consapevolezza imprenditoriale. L’obiettivo è scardinare un atteggiamento difensivo che per troppo tempo ha dominato il discorso sul Made in Italy, ridotto spesso a “difendere” marchi e brevetti, senza affrontare la sfida più importante: innovare continuamente per restare sempre un passo avanti. Per competere globalmente, infatti, non basta proteggersi dalla contraffazione, bisogna proporre prodotti unici, intelligenti e sostenibili che nessun altro sia in grado di replicare.

Fondamentale è anche l’impatto sul capitale umano. MICS ha assunto oltre 300 giovani ricercatori che nei prossimi anni verranno inseriti nelle imprese partner, favorendo così il trasferimento diretto di know-how. Questa scelta rappresenta uno dei migliori strumenti per superare il divario tra ricerca accademica e applicazioni industriali: le persone diventano vettori di innovazione, capaci di innestare nuove competenze e stimolare un ricambio generazionale che oggi appare sempre più urgente. L’Italia, infatti, soffre anche di una stanchezza diffusa nel mondo imprenditoriale, con un’età media elevata e poca apertura a idee fresche. Dare spazio ai giovani ricercatori significa garantire futuro al Made in Italy.

Un modello di riferimento europeo

MICS nasce dunque come un grande laboratorio nazionale di innovazione, ma guarda anche oltre i confini italiani. L’idea è che il modello possa diventare un riferimento europeo, in un’ottica di “Made in Europe” che rafforzi il peso del nostro continente nei mercati globali. In un mondo in cui nuovi poli economici come India e paesi BRICS avanzano rapidamente, l’Europa deve ritrovare coesione e capacità di iniziativa. Il Made in Italy, con la sua tradizione e il suo potenziale, può essere una delle colonne portanti di questo processo, ma solo se saprà interpretare il futuro, aprirsi a nuove tecnologie e persino a sfide avveniristiche come la manifattura nello spazio.

L’importanza della Fondazione MICS, dunque, non risiede soltanto nell’imponente investimento che la sostiene, ma nella sua funzione di catalizzatore. È un punto di incontro tra ricerca, imprese, istituzioni e associazioni, un vero e proprio think tank aperto sul futuro del Paese. In un momento storico in cui la produttività italiana non cresce da vent’anni, la capacità di generare innovazione diventa l’unico antidoto contro il declino. Made in Italy significa macchine, impianti, prodotti intelligenti e sostenibili, significa bellezza e funzionalità, ma anche tecnologie avanzate e industria circolare.

Per le PMI italiane, spesso troppo piccole per investire in ricerca autonoma, la Fondazione MICS rappresenta un alleato strategico. Grazie ai suoi progetti e al trasferimento delle competenze, può offrire strumenti concreti per affrontare mercati globali complessi e in continua evoluzione. Non si tratta di un sogno astratto, ma di un percorso già avviato, che nel 2026 vedrà la diffusione capillare dei risultati sul territorio. È una sfida impegnativa, ma necessaria: il futuro del Made in Italy non si difende restando fermi, ma si costruisce innovando.

Articoli correlati

Alla fiera di Bologna Made Competence Center i4.0 porta due applicazioni di intelligenza artificiale e machine vision: con deep-learning per un sistema di […]