Il linguaggio del disegno

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disegno meccanicoÈ il disegno il vero «linguaggio» universale dei tecnici meccanici, siano essi progettisti o tecnici d’officina. Dunque, saper leggere e interpretare correttamente un disegno, ma anche saperlo eseguire è basilare per chi vuole operare nel settore della meccanica.

«Vi è una differenza immensa tra il vedere una cosa senza la matita in mano, e il vederla disegnandola.[…]. Non posso precisare la mia percezione di una cosa senza disegnarla virtualmente, e non posso disegnare questa cosa senza un’attenzione volontaria che trasformi notevolmente ciò che prima avevo creduto di percepire e conoscere bene. Mi accorgo che non conoscevo ciò che conoscevo». (Paul Valéry – Degas, danza, disegno)

 

Ce lo insegna la storia…

Chi non conosce Leonardo da Vinci e i suoi disegni di macchine? Di fatto gli schizzi di Leonardo sono considerati l’esempio più antico di disegni tecnici. All’epoca, i disegni di macchine utilizzavano un complesso linguaggio visivo, che era condiviso da tutti gli esperti attivi in ambito tecnologico e/o ingegneristico, in maniera molto simile a quanto avviene oggi, sebbene il linguaggio contemporaneo sia molto meno complesso.

Per secoli i disegni e i modelli, similmente ai nostri modelli CAD 3D, sono stati lo strumento per il trasferimento delle informazioni dalla «bottega» e dalla piccola officina, costituendo la documentazione che illustrava le nuove scoperte e conoscenze tecniche che dunque potevano essere tramandate e, usando un termine moderno re-ingegnerizzate. Non a caso, già dalla fine del XVI secolo, le più importanti scuole di ingegneria, come quelle italiane, spagnole e olandesi, consideravano fondamentale l’insegnamento del disegno tecnico, affiancato per importanza solo dalla matematica e dalla geometria.

La letteratura insegna che «i disegni svolsero un ruolo fondamentale nella pratica ingegneristica degli inizi dell’Età moderna, ben al di là della funzione illustrativa che caratterizzava i trattati. Per limitarci al campo della tecnologia meccanica, i disegni che raffiguravano macchine avevano una funzione pratica in tre diversi contesti sociali. In primo luogo, consentivano di assicurare la continuità nell’amministrazione dei beni pubblici, per esempio costituendo una sorta di inventario delle risorse tecniche di una città; secondo, contribuivano ad arricchire gli archivi personali degli ingegneri; terzo, potevano essere utilizzati per la realizzazione di un progetto concreto, per fornire informazioni al committente o istruzioni agli artigiani, venendo in alcuni casi a costituire un elemento del contratto». (Marcus Popplow, Jürgen Renn, Storia della scienza: ingegneria e macchine).

 

… La conoscenza del disegno è fondamentale!

Se il disegno è il linguaggio su cui si basa il trasferimento d’informazioni in ambito tecnico, è impensabile non averne una profonda conoscenza! Di fatto, attraverso il disegno si comunicano sia intuizioni e idee, che informazioni tecnologiche, tanto sulla produzione quanto sull’assemblaggio e la funzione.

Esattamente come per il linguaggio parlato, anche il disegno è andato «codificandosi», arricchendosi di regole e usi che ne permettono l’interpretazione corretta, aldilà dei confini geografici e/o linguistici.

Il disegno moderno non è mera grafica, ma è l’espressione del progetto, di cui la rappresentazione schematica rappresenta solo una piccola parte: norme di riferimento, errori ammessi, lavorazioni, materiali, montaggi… Tutto è disegno. Avere una profonda conoscenza del disegno meccanico significa quindi saper disegnare, e saper disegnare in base alle regole del disegno tecnico meccanico, conoscere il significato sia tecnologico che funzionale di un sistema di quotatura, le filettature, gli accoppiamenti, le norme di riferimento, la stesura, la lettura e l’interpretazione di un complessivo, andando dal complessivo al particolare e viceversa, la gestione del database grafico… Insomma, la conoscenza del disegno meccanico è una questione complessa, che richiede un solido sapere di base accompagnato da capacità interpretative.

 

La questione si complica?

Il mouse o la matita? L’avvento dell’era digitale semplifica la vita di chi deve gestire il disegno meccanico? Caro neoassunto, come spesso accade una risposta univoca non c’è. L’introduzione dei sistemi CAD, in particolar modo dei CAD 3D, ha cambiato il modo di gestire un progetto, dall’esecuzione del modello (e/o della tavola), fino all’archiviazione in database condivisi, secondo adeguati sistemi di codifica. Quando presero piede i primi sistemi tridimensionali, vennero salutati un po’ come dei salvatori che permettevano di non distorcere più la realtà, che è sempre e comunque 3D: nessuno pensa a un oggetto in termini di viste e sezioni, ma la visione è sempre spaziale. In quest’ottica, la classica tavola bidimensionale, fatta appunto di viste e sezioni, non è altro che una forzatura del progetto. Questo ragionamento, sicuramente valido e veritiero, non ha però soppiantato l’esecuzione del drawing: la progettazione può essere 3D, ma è ben difficile non trovare collegate le tavole 2D!

Allora il concetto di «conoscenza del disegno meccanico» si amplia, coinvolgendo anche la modellazione 3D. Leggere un classico disegno e, contemporaneamente, poter «entrare» virtualmente nel pezzo per meglio comprenderlo, sono una facilitazione non da poco! Tutto questo si traduce in un sapere più evoluto: in definitiva ti sarà indispensabile saper tenere la matita in mano e tracciare schizzi veloci, ma non potrai prescindere dalla conoscenza, almeno di base, del CAD 2D e, in moltissimi casi, 3D. Ricordati: ovunque tu venga assunto, dovrai padroneggiare la comprensione di un disegno, indipendentemente da chi o che cosa l’ha generato, esattamente come dovrai essere in grado di farti capire con rappresentazioni grafiche adeguate, sfruttando gli strumenti a tua disposizione, carta e matita o software CAD di ultima generazione.

di Daniela Tommasi

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