La produzione si fa “leggera”

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Oggi occorre fare i conti con una concorrenza agguerrita, specie da parte dei paesi del Far East, quindi reattività ed efficienza diventano sempre più importanti, tanto da spingere a riconsiderare gli schemi produttivi e le classiche strategie di ottimizzazione.

Cosa vuol dire leggero? Perché è un termine così diffuso? Ci sono i manufatti leggeri, cioè a minor peso, oggi molto ambiti per questioni sia prestazionali che energetiche. Ma c’è anche il portafoglio che, di questi tempi, tende ad essere “leggero“. Questo significa, in ambito industriale, porre maggiore attenzione alle scelte che vengono fatte, cercando la cosiddetta ottimizzazione, che altro non è che una sorta di compromesso fra i vari fattori che influenzano la produzione-industrializzazione. Il “compromesso” va attentamente valutato, data la quantità di parametri e situazioni che da considerare; per questo motivo, l’ottimizzazione è spesso considerata una strategia, che riporta dunque al concetto di scelte ben definite.

In prima battuta, potrebbe sembrare che l’ottimizzazione possa essere perseguibile semplicemente attraverso una riduzione dei costi, eliminando le attività che non producono valore, gli sprechi e prestando particolari attenzioni sia agli addetti (motivazioni e competenze, corsi di formazione) che ai metodi e alle macchine. Naturalmente questo non porta ad una ottimizzazione ma, al massimo, ad una revisione con razionalizzazione dei costi. Un esempio possono essere i controlli che, pur non sono attività che producono valore, sono imprescindibili. Questo significa che le attività senza valore possono essere almeno di 2 differenti categorie: le eliminabili e le non eliminabili.

Continua a leggere l’articolo all’interno dello sfogliabile, da pagina 38: http://pixelbook.tecnichenuove.com/newsstand/macchineutensili/viewer/1bac064c0ba7855bfa7840ab3c0d70c2.

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