Confcommercio, qualche preoccupazione per la prossima Finanziaria

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In occasione dell’assemblea Ascomut, svoltasi a Milano il 28 giugno scorso, il presidente Bianchi ha introdotto l’esame del quadro economico di breve e medio periodo, illustrato dal responsabile dell’Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, con alcuni dati particolarmente significativi.

Futuro incerto

La crescita mondiale, secondo i dati forniti dal FMI, segna questo andamento: 2017 +3,5% – 2018 +3,9% – 2019 +3,9%.

Il PIL italiano, dopo un 2016 al +0,9%, è cresciuto nel 2017 al +1,5%, e dovrebbe confermare questo stesso dato anche nell’anno corrente.

Sul fronte del debito pubblico, le stime previsionali sono prudenzialmente positive, nel senso di una lenta riduzione: 2017 131,8% – 2018 130% – 2019 127,1%.

Riprende a salire anche l’inflazione: in seguito a un 2016 quasi deflattivo (+0,5%), il 2017 ha segnato un +1,2% e il dato previsionale 2018 parla di un +1,5%.

Nel mese di maggio 2018 la fiducia dei consumatori segna una flessione evidente (-2,8%) mentre quella delle imprese è abbastanza stabile, ma comunque in leggero calo.

La presenza di un quadro economico meno favorevole risulta evidente nelle aspettative delle imprese, che ormai da febbraio sono in progressivo ridimensionamento, e le gravi incertezze del quadro politico si ripercuotono nella riduzione del clima di fiducia dei consumatori. Sebbene i dati specifici che compongono gli indici sulle aspettative di famiglie e imprese non siano particolarmente negativi, solo le prossime rilevazioni riusciranno a misurare più precisamente la gravità dell’impatto sulle prospettive economiche. L’incertezza politica, l’incremento generalizzato dei tassi d’interesse, un quadro internazionale generatore di rischi e mancanza di tempo, risorse e consenso per effettuare una manovra economica efficace potrebbero comportare una torsione peggiorativa del già fragile profilo di ripresa dell’attività economica e dell’occupazione.

Deve far bene sperare, quindi, il tasso di disoccupazione Istat, che passa dal 12% del 2016 al 10,8% del 2017, dato che troverebbe conferma anche nel 2018.

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