La normativa per l’applicazione della functional safety

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Il termine functional safety (sicurezza funzionale) identifica una nuova strategia nel campo della sicurezza, applicabile a diversi prodotti industriali (tra cui impianti, macchine e componenti industriali).

Dalla teoria alla pratica

Se si pone come assunto che qualsiasi applicazione antropica (da un semplice componente fino ad un impianto di complessità elevata), in quanto tale, è fonte di pericolo per l’uomo che interagisce con essa e per l’ambiente, si ritiene assolutamente necessario assicurare un adeguato livello di sicurezza per tutta la sua vita utile. L’obiettivo a cui tende la sicurezza funzionale, di conseguenza, è progettare l’applicazione in modo tale che essa sia, per quanto possibile, intrinsecamente sicura. Il livello di sicurezza necessario, dunque, può essere raggiunto eliminando e/o riducendo la fonte di pericolo associata all’utilizzo dell’applicazione, modificandone il progetto oppure affidando una funzione di protezione (non considerata inizialmente) ad una parte del sistema di controllo dell’elemento in esame. Questo nuovo modus operandi sta arrivando ad investire ambiti sempre più diversi, perché è capace di influenzare positivamente due livelli importanti di qualsiasi progetto: la sicurezza di chi interagisce con l’applicazione e il costo di progettazione e manutenzione.
Primo importante risultato raggiunto è sicuramente un miglioramento ed un incremento nella tutela della salute della persona che si troverà ad interagire con l’applicazione. Merita una considerazione particolare, però, anche il risparmio in termini economici scaturito da una progettazione meno complessa, perché scevra di sistemi di sicurezza realizzati ad hoc, e da una gestione più consapevole delle situazioni di pericolo e della manutenzione necessaria. L’applicazione ingegneristica di questa teoria, però, non è sicuramente di facile realizzazione, e deve necessariamente appoggiarsi alla normazione tecnica, il cui obiettivo è esplicitare soluzioni direttamente realizzabili, affinché i criteri guida della teoria siano rispettati. In primo luogo la normazione tecnica, infatti, dovrebbe rispondere all’esigenza di stabilire, per ogni tipo di pericolo associato all’uso dell’applicazione, quale sia il rischio derivante e, in considerazione dell’impossibilità di raggiungere situazioni a rischio zero, quale sia il criterio da seguire per stabilire se tale rischio sia accettabile oppure no. Stabiliti, quindi, i criteri di valutazione e stima del rischio e i limiti di accettabilità, si possono tracciare le specifiche tecniche da realizzare per rispettare i limiti stessi.

In sintesi gli standard dovrebbero gettare le basi per il superamento dei due principali problemi: stabilire un processo matematico che definisca grandezze e metodologie di misura per l’identificazione del pericolo, arrivando a definire con accuratezza l’accettabilità del rischio, e descrivere i principi guida per la progettazione di sistemi in grado di assicurare quel determinato rischio, in precedenza definito accettabile.

 

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