Macchine utensili, un fisiologico rallentamento

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Come voce ufficiale del 70% dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, l’associazione Ucimu – Sistemi per produrre ha di recente pubblicato le elaborazioni sull’andamento degli ordini nel corso del primo trimestre di quest’anno.

Se ne è potuto evincere che la richiesta di tecnologie proveniente dai mercati esteri si è ridotta dell’8,2% rispetto ai mesi compresi fra il gennaio e il marzo dello scorso anno. Contestualmente si è però assistito a un ridimensionamento ancor più significativo della domanda interna che ha perso 9,8 punti nel periodo.

Il rallentamento non è stato del tutto inatteso visto che secondo il presidente della sigla Massimo Carboniero segnali di un certo indebolimento dei mercati e dell’industria erano percepibili già nei novanta giorni di apertura del 2018. E d’altra parte pronosticare un decremento degli scambi appariva lecito a seguito dei numeri da record che la pioggia degli incentivi 4.0 ha fatto registrare negli ultimi anni. Proprio per questo lo stesso numero uno associativo ha auspicato la prosecuzione di misure di stimolo agli acquisti di tecnologie dalle caratteristiche e dalle prerogative analoghe a quelle del Piano Calenda. Sgravi e ammortamenti sono infatti ritenuti preziosi perché anche le piccole e medie imprese che rappresentano la più gran parte del tessuto produttivo nazionale possano procedere sulla strada dell’innovazione e continuare a competere nel mondo.

Non solo. Alla luce delle tensioni geopolitiche che accompagnandosi a nuove criticità economiche contribuiscono a rendere ancora più incerte le dinamiche commerciali internazionali, Carboniero ha suggerito un’estensione delle agevolazioni anche ad altri ambiti. «Chiediamo alle autorità di governo – ha detto – di ragionare sul potenziamento degli incentivi fiscali per le imprese italiane che partecipano alle fiere di riferimento di settore al di fuori dell’Ue, poiché la presenza alle manifestazioni espositive rappresenta il miglior strumento di marketing per una Pmi. Alla più importante fiera organizzata in Cina, che si è svolta a metà aprile, sono state oltre 50 le imprese italiane che hanno esposto le rispettive tecnologie con l’obiettivo di intercettare la domanda degli utilizzatori locali e dei paesi limitrofi, senza dubbio tra le più vivaci nel panorama internazionale».

Il mercato delle macchine utensili in Europa al Q4 2018

Come si è detto tuttavia il rallentamento degli ordinativi viene da lontano e interessa a vario titolo quasi tutte le principali nazioni a vocazione manifatturiera d’Europa e a certificarlo è Cecimo, che rappresenta il 98% dei produttori di macchine utensili nel continente; il 33% a livello planetario. Stando alle sue rilevazioni gli ordini ricevuti dai vendor dei principali otto paesi fornitori di machinery nel quarto trimestre del 2018 sono stati del 10% inferiori a quelli ricevuti nel medesimo arco temporale del 2017.

Sono letteralmente crollati gli ordini in arrivo da altre regioni dell’Unione (-21%) mentre quelli spediti da altre parti del mondo hanno sofferto una battuta d’arresto (-3%). Colpiscono più di altri il -13% tedesco, il -12% dell’Austria e il -8% messo a bilancio in Spagna; laddove i volumi sono apparsi in modesta crescita in Francia (+7%) e nella Repubblica Ceca dove il balzo in avanti è stato del 3%, tenendo conto sia della domanda interna e sia di quella estera. Guardando invece solamente al versante domestico in Francia è andato perduto il 23% delle richieste; in Austria il 44%; in Germania e Spagna il 27% e nel Regno Unito il 20%. Se tuttavia i cugini d’Oltralpe hanno potuto consolarsi con il +25% che ha contrassegnato gli ordinativi esteri, non altrettanto bene è andata alle case tedesche, austriache e spagnole accomunate da un -4%. In controtendenza sotto questo aspetto si sono mosse l’Italia col suo +4% e la Gran Bretagna a +9%.

Sebbene fra il terzo e il quarto trimestre dello scorso anno le ordinazioni siano aumentate del 13%, Cecimo ha notato che sull’Eurozona come altrove gravano le incertezze innescate dai dazi e dalle sanzioni promossi dagli Stati Uniti a danno della Cina; e quelle dettate dall’agenda politica della Brexit. E ha sottolineato come due tradizionali locomotive della produzione di macchine utensili quali Italia e Germania abbiano assistito a un decremento dell’output dopo il boom del 2017. Restano ciononostante importanti per trainare un made in Europe che anche lo scorso anno ha espresso cifre importanti: i volumi sono cresciuti dell’8% per un valore di 17.8 miliardi di euro.

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