Un volante per due

Condividi

Stampi (www.tecnichenuove.com/prodotto/stampi) propone in collaborazione con UCISAP una serie di appuntamenti su temi d’interesse per l’industria, affrontati in un’intervista doppia da esponenti del settore. Qui, Fausto Romagnani (Romagnani Stampi) e Riccardo Passuello (Uniform) ci parlano di automotive.

Le 6 domande

1. Cosa si attende dal prosieguo del 2019 per stampi, meccanica, manifattura in Italia e altrove?
2. È stato certificato a giugno un rallentamento a due cifre delle vendite di automobili: è a suo avviso il segnale di una imminente crisi o si è trattato solamente di una fisiologica battuta d’arresto?
3. Quali strategie sarebbero le più consigliabili per gestire una possibile nuova fase di difficoltà?
4. Quali sono le principali sfide cui il mondo auto vi ha chiamati, di recente, e quali quelle future?
5. Dieselgate e corsa all’elettrificazione: che impatti potrebbero avere sull’industria degli stampi?
6. Le spinte alla e-mobility incidono già – e in che modo – sulla domanda da parte del mercato?

Automotive: quali cambiamenti per il mondo degli stampi?

Riccardo Passuello, titolare di Uniform. La società ha sede a Marostica (Vicenza) e dal 1975 si occupa della progettazione, della produzione e del collaudo di stampi in acciaio per iniezione di materiale plastico. Nel corso degli anni Uniform si è specializzata in progetti con richieste stringenti di precisione per i settori dell’elettrodomestico, dell’automobile, dell’industria elettrica.

1. Fare previsioni è attualmente molto difficile. Dopo l’aumento di fatturato del 40% realizzato fra 2017 e 2018 e margini soddisfacenti trainati da Industria 4.0 – con effetti volano sugli investimenti dei clienti e la capacità disponibile, avvertiamo una sensazione di generalizzata incertezza. Crescite e rallentamenti sono chiaramente eventi ciclici e la più recente vasta ondata di stanziamenti per l’acquisto di tecnologie datava al periodo immediatamente precedente la crisi del 2008-2009. Non intravedo tuttavia alcuna similitudine con il passato.

2. Come ho già in parte avuto modo di anticipare, ritengo che tanto un crollo dell’economia quanto una discesa marcata delle immatricolazioni o della produzione di veicoli mi sembrano eventi largamente improbabili. La visibilità è senz’altro scarsa e domina la prudenza. Si ragiona su bassi volumi e orizzonti corti, nel tentativo di consolidare il business e ampliare il portfolio-clienti. È una buona annata, ma resta la sensazione di poca continuità

3. Per tradizione gli stampisti italiani hanno sempre cercato di posizionarsi in nicchie diverse: dai fari auto alle chiusure e ai tappi per il beverage. La mia impressione è che un simile modello industriale possa cominciare a mostrare la corda, sul breve-medio periodo; e smettere di essere vincente. Si diffonde una certa tendenza all’ibridazione delle tecnologie e in sede di vendita è possibile pronosticare un approccio di più ampio respiro, generalista. Questo non significa che chi oggi produce stampi per fari auto debba prossimamente affiancarvi forzatamente altre tipologie di lavorazione e clienti differenti. Certo però è bene iniziare a interrogarsi, in ottica lean prima ancora che 4.0, su come applicare degli standard di processo, non solo di prodotto, in modo trasversale. Cioè valorizzando le caratteristiche di processo comuni ad articoli tecnicamente disparati. Ma reinventarsi non è affatto semplice.

4. Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare della riduzione del time to market e quindi dei tempi sempre più stretti che i committenti ci impongono per la realizzazione dei progetti. Indubbiamente le tempistiche si sono ridimensionate coerentemente con le roadmap di sviluppo delle grandi case. Il time to market non deve essere visto però come un totem e a volte la rapidità operativa che, stando al molto hype degli uffici marketing, ci viene imposta, non trova riscontro nei processi decisionali dei costruttori, che restano lunghi e soprattutto lenti. Quel che è certo è che la situazione è subita dai terzisti, pesci piccoli contro grandi predatori.

5. La situazione di indecifrabilità cui ho accennato si è acuita alla luce dello scandalo Volkswagen che ha di fatto portato lo scompiglio fra gli utenti, oltre che nell’indotto, e bloccato gli sviluppi relativi a questa tecnologia. La mia idea è che né i produttori di parti né le istituzioni né i provider energetici o di connettività siano pronti per la rivoluzione e soprattutto per il full electric, per quanto se ne discuta ovunque. Uniform non è nuova alla e-mobility perché anzi uno fra i nostri più importanti e storici committenti è un produttore di sottosistemi, connettori, scatole. Proprio questa radicata esperienza porta a pensare che non tutti i grandi costruttori siano preparati per la transizione, al di là dei proclami. Sulla stessa, effettiva portata ecologica dell’innovazione ci sarà parecchio di che discutere, poi, e credo che l’addio al diesel sia stato sin troppo rapido; avrebbe potuto esser gestito diversamente.

6. Ecco, proprio questo è un tema che investe da un lato la scarsa visibilità della quale oggi disponiamo e i tempi talora frenetici della competizione globale. Perché la realtà è che il tempo è troppo poco per fermarsi, riflettere, osservare le dinamiche del nostro panorama e dei clienti. C’è chi in vista del passaggio alla e-mobility si sta riattrezzando e organizzando; altri entreranno probabilmente in sofferenza, ma pure per motivazioni del tutto indipendenti dall’elettrificazione. Vedo troppa isteria, troppe parole in libertà espresse da chi non ha le competenze necessarie. Mentre quel che distingue gli stampisti sono competenza e coerenza.

Fausto Romagnani, direttore generale di Romagnani Stampi. L’officina ha sede a Pioltello presso Milano, ha celebrato nel 2019 i 50 anni di attività ed è storicamente specializzata nel settore auto. In particolare, nella produzione di stampi per componenti estetici esterni di grandi dimensioni – con un peso sino a 60 mila chilogrammi – quali: paraurti, spoiler, griglie e fasce sottoporta.

1. Per il breve-medio periodo la situazione mi sembra complessa per tutti. Stampi compresi, quindi. Certo, fra l’una e l’altra applicazione e da un settore all’altro ci sono delle differenze e in un ambiente popolato da imprese piccole e medie una commessa importante è spesso sufficiente per spostare significativamente gli equilibri. Senza dubbio però gli stampi sono uno specchio dell’industria e fortunatamente la manifattura italiana è forte. Questo ci fa ben sperare. È possibile che il rilancio dell’auto, di cui si parlerà poi più diffusamente, avvenga simultaneamente a quello di altri settori. La manifattura si evolve, grazie anche al più marcato accento sulla digitalizzazione, e bisogna seguirla con attenzione e con sensibilità, perché le opportunità non mancano oggi né mancheranno in avvenire. Sono convinto che fra un anno potremmo trovarci dinanzi a uno scenario ben diverso e decisamente migliore.

2. Lavoriamo in una nicchia, cioè quella degli stampi per gli esterni auto di dimensione media e grande quali paraurti e spoiler. Il settore auto è oggi in una situazione critica di forte rallentamento. Il quadro è complicato e se, in precedenza, la nostra applicazione aveva un andamento anticiclico rispetto alle crisi, adesso non è più così. La flessione è in atto ormai dall’estate del 2018, ma tuttora si vedono pochi progetti nuovi. Ci si aspetta una ripresa, anche perché è impensabile che i costruttori non presentino modelli inediti e lo sviluppo non prosegua. La domanda è: quando? Le aspettative sono alte, per l’autunno, ma è solo un sentiment, che esprimo dal punto di vista di fornitore di particolari per case tedesche.

3. La dicotomia “specialisti vs generalisti” è un tema di dibattito da sempre, ma non è detto che l’una o l’altra strategia, specializzazione o diversificazione, sia perdente. Anzi. Dipende dalle strategie di ciascuno e dai mercati cui ci si rivolge. Il digitale, con il suo forte sviluppo, è un driver importantissimo e per gli stampisti gli investimenti in innovazione sono fondamentali. Vendiamo tecnologia e per questo dobbiamo accrescere gli investimenti in tecnologie che migliorino l’efficienza dei processi produttivi. Perché è in questa direzione, oltre che verso la riduzione dei costi, che i committenti stanno spingendo. La complessità aumenta, e deve simultaneamente aumentare la velocità di esecuzione. Bisogna perciò essere molto focalizzati e soprattutto organizzati per riuscire a gestire il cambiamento.

4. Il dieselgate è stato la miccia che ha fatto esplodere il dibattito sull’elettrificazione, ma ipotizzare una affermazione dell’elettrico su vasta scala, a breve-medio termine, mi sembra decisamente un azzardo. Credo che le visioni siano un po’ estremizzate, anche in ambito normativo, e questo sta penalizzando il mercato. Le motorizzazioni alternative devono essere sviluppate e lo saranno, specie per la loro utilità in ambiti specifici (si pensi ad esempio al full electric per l’utilizzo urbano), anche a scopi di sostenibilità ambientale. Non credo proprio che benzina e diesel siano destinati a sparire: crescerà invece la diversificazione delle possibili motorizzazioni. Lo scenario attuale porta a grandi pressioni sui governi, soprattutto europei, chiamati a fare presto chiarezza sulle leggi e i regolamenti, perché di qui dipendono gli orientamenti del mondo del lavoro e gli impatti sociali. L’incertezza che c’è oggi da questo punto di vista è l’elemento più critico, anche perché l’auto oggi riveste il ruolo di locomotiva che un tempo aveva l’edilizia.

5. Per Romagnani Stampi in particolare, con l’avvento della e-mobility cambierebbe ben poco, la nostra attività non ha a che fare con la parte meccanica e motoristica ma sulla carrozzeria. Anzi, mentre attualmente produciamo per esempio stampi per paraurti specifici, in versioni differenti a seconda dei differenti modelli o allestimenti, ora si potrebbero aggiungere delle nuove varianti destinate alle motorizzazioni alternative. Tuttavia, se si pensa a comparti come quello della pressofusione e alla lavorazione dei componenti meccanici di motori e trasmissioni, il passaggio all’elettrico costringerebbe i costruttori a rivedere largamente i processi.

6. Tanto la confusione normativa quanto il presente impasse e la lentezza nella presentazione di nuovi modelli sta già influenzando le scelte dei potenziali acquirenti, che restano in attesa di chiarezza prima di decidere di acquistare una nuova auto. Certo la sensibilità del mercato nei confronti di una maggiore sostenibilità ambientale è aumentata sicuramente molto, ma ora è necessaria una maggiore chiarezza sulla situazione normativa e tecnica-tecnologica attuali e future.

Articoli correlati

Come sta il manifatturiero?

Non sono certo incoraggianti i dati sul settore manifatturiero Italiano evidenziati dall’indice HCOB PMI (Purchasing Managers’ Index), un indicatore composito