Secondo trimestre 2019: arretrano gli ordini di macchine utensili (-31,4%)

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Nel secondo trimestre 2019, l’indice Ucimu degli ordini di macchine utensili ha segnato un calo del 31,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In valore assoluto l’indice si è attestato a 74,6 (base 100 nel 2015). Il risultato complessivo è stato determinato dal deciso arretramento registrato nella raccolta ordinativi sia sul mercato interno che sul mercato estero.

In particolare, gli ordini raccolti dai costruttori sul mercato interno hanno segnato un calo del 43% rispetto al periodo aprile-giugno 2018. Il valore assoluto dell’indice si è attestato a 84,4 ma su base semestrale l’indice assoluto è decisamente migliore, pari a 106,8.

Anche sul fronte estero i costruttori italiani hanno registrato una sensibile riduzione degli ordinativi, scesi del 28,5% rispetto al secondo trimestre 2018. Il valore assoluto dell’indice si è attestato a 68,8 ma su base semestrale l’indice risulta più alto, pari a 96,6.

Le richieste dei costruttori di macchine utensili

Massimo Carboniero, presidente dell’associazione, ha commenato: “Il risultato di questo trimestre desta preoccupazione tra i costruttori italiani di macchine utensili che già da tempo avevano rilevato un certo raffreddamento della domanda. Se infatti la riduzione della raccolta ordini sul mercato domestico era da mettere in conto, visto i numeri da record messi a segno nel 2017 e nella prima parte del 2018, decisamente differenti erano le aspettative legate all’andamento dei mercati esteri. Il calo degli ordini interni – ha aggiunto Carbonierodimostra che il mercato domestico, dopo il grande shock positivo provocato dai provvedimenti 4.0, sta tornando alle sue dimensioni fisiologiche ma, sebbene ci aspettassimo un cambio di passo, questo processo di normalizzazione è risultato, nei primi mesi dell’anno, particolarmente repentino, anche a causa della mancanza di chiarezza sull’operatività delle misure per la competitività che il governo avrebbe dovuto mettere a disposizione delle Pmi fin da subito. Solo ora, con la recente approvazione del Decreto Crescita che di fatto ha riabilitato il superammortamento, affiancandolo nuovamente all’iperammortamento – ha spiegato il numero uno di Ucimule imprese manifatturiere italiane hanno chiaro il prospetto dei provvedimenti a loro disposizione per definire al meglio gli investimenti in nuove macchine. Ci aspettiamo pertanto che l’indice del terzo trimestre registri, in positivo, la riattivazione di questa misura che rappresenta lo strumento più adatto a favorire l’aggiornamento tecnologico di cui il manifatturiero italiano ha ancora bisogno. A questo proposito – ha puntualizzato – alle autorità di governo chiediamo di abbandonare la logica dell’intermittenza, con cui fino ad oggi è stata definita l’operatività di tutte le misure a favore delle imprese, e di prevedere un pacchetto unico per la crescita di impresa, strutturale, liberato cioè dalle annuali attese e incertezze legate alla possibile riconferma di ciascuna delle misure in esso inserite. Il pacchetto per la crescita di impresa dovrebbe sommare in sé tutti i vantaggi fiscali legati a ricerca e sviluppo e a superammortamento e iperammortamento per gli investimenti in nuovi macchinari, software e automazione, disegnando così un progetto di insieme di lungo periodo. Complementare al tema dell’innovazione è poi quello della formazione 4.0, per la quale chiediamo che il provvedimento per il credito di imposta prosegua nella sua operatività anche nel 2020 e sia rivisto in modo che nel calcolo del credito sia incluso anche il costo dei formatori esterni, la voce di spesa più onerosa per le Pmi. Sul fronte estero – ha sottolinato – le rilevazioni dell’indice elaborato dal Centro Studi di Ucimu mostrano segnali che possono destare preoccupazione in chi, come i costruttori di macchine utensili, consegna più della metà della produzione oltreconfine. Il clima di instabilità politica, l’agitazione che attraversa l’Europa, i timori legati all’inasprimento del conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina, così come il calo della Germania, nostro primo mercato di sbocco, bloccata dall’effetto freezing generato per lo più dal grande interrogativo rappresentato dal settore automotive, alle prese con le trasformazioni legate alla diffusione del motore elettrico, sono alcuni dei fattori che rendono più difficile il commercio internazionale di sistemi di produzione, il cui processo di acquisto è, per sua natura, molto ponderato e facilitato da una generale stabilità geopolitica del contesto. In questo momento di debolezza, occorre spingere su tutti gli strumenti di internazionalizzazione a disposizione delle imprese. Per questo – ha ribadito Carbonieroaccogliamo con favore la decisione delle autorità di governo di prevedere il credito di imposta per le imprese italiane che partecipano a manifestazioni estere internazionali ma devono essere individuati, con l’aiuto delle stesse organizzazioni di imprenditori, gli eventi considerati di riferimento così da evitare di polverizzare le risorse disponibili che non sono certo abbondanti (solo 5 milioni, ndr). Inoltre, per le fiere italiane di caratura internazionale, condividiamo il contenuto dell’emendamento contenuto nel Decreto Crescita a riguardo del credito di imposta del 30% che va a coprire le spese per i costi vivi e le spese di promozione connesse alla partecipazione fieristica delle imprese ma, nella logica di favorire una maggiore internazionalizzazione delle manifestazioni che si svolgono nel nostro paese, riteniamo che il ‘premio’ vada indirizzato principalmente agli investimenti che le nostre PMI fanno per promuovere all’estero la loro presenza a queste fiere. Pur apprezzando questi primi segnali di attenzione del governo all’importantissimo tema dell’internazionalizzazione – ha concluso Carboniero, riteniamo che le misure siano comunque insufficienti, soprattutto alla luce del periodo di rallentamento economico che interessa l’intero mercato mondiale. A questo proposito, agli organi competenti, chiediamo, già nell’immediato, un corposo piano strutturale di interventi capaci di sostenere, in modo concreto, l’attività delle nostre Pmi nel resto del mondo”.

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