DPI fra diritto e dovere

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La protezione è un diritto, ma diventa anche un dovere, un segno di rispetto per chi ci circonda e per l’ambiente.

Cos’è un DPI? Fino a non molte settimane fa pochi sapevano di cosa si trattasse, ma oggi quasi tutti li associano alle mascherine e ai guanti. In effetti la pandemia ha portato alla ribalta, seppur in maniera shoccante, quanto sia importante la protezione individuale, sia come tutela per sé stessi che per la collettività.

Allora è chiaro: DPI è l’acronimo di dispositivo di protezione individuale. Se la protezione è importante in caso di malattie, lo è altrettanto sul lavoro, attuando le modalità dettate dalle normative oltre che quelle del buon senso: la protezione è la chiave per la sicurezza.

Purtroppo molto spesso i dispositivi di protezione individuale sono visti come un accessorio eccessivo, se non addirittura un intralcio, in particolare in officina o, in più in generale, in produzione, ma varrebbe la pena soffermarsi a pensare: quante volte hanno preservato l’incolumità dell’operatore?

Il lavoro in officina, ma non solo

Quando si parla di ambiente di produzione il pensiero va direttamente all’officina, sebbene oggi siano da associare anche tutti gli ambienti ad essa collegati, dal magazzino ai laboratori di verifica e controllo. Ognuno di questi ambienti ha specifiche caratteristiche, con specifiche esigenze anche in termini di protezione. Vale la pena ricordare che il diritto alla protezione individuale diventa anche un dovere, un dovere sociale, che può salvare l’ambiente, da quello ristretto relativo all’area della propria postazione di lavoro, a quello più ampio che riguarda la collettività. Per questo i dispositivi di protezione individuale non devono essere visti come un accessorio eccessivo, se non addirittura un intralcio. Tornando alla produzione, si tratta di un ambiente di lavoro potenzialmente ad alto rischio, a causa della presenza di macchine e strumenti che possono essere fonte di pericoli di varia natura, da quella fisica a quella chimica, per arrivare, in alcune realtà, a quella radioattiva: è evidente la necessità di attenersi a norme anche comportamentali, ricordando che tanto maggiori sono le fonti di rischio, tanto più elevata deve essere l’attenzione.

Restringendo il campo all’officina, la macchina utensile è lo “strumento” utilizzato in questa realtà, e si tratta di uno strumento che richiede l’osservanza di opportune cautele in modo da evitare l’esposizione degli addetti a rischi per la salute, tutelandone la sicurezza, e scongiurando così l’insorgere di malattie professionali o il verificarsi di infortuni. È evidente, e dato per scontato, che solo personale adeguatamente formato e qualificato debba essere autorizzato all’utilizzo di una macchina utensile. Infatti la tutela degli addetti è garantita sia dal costruttore della macchina, che è tenuto a fornirla con ogni dispositivo di protezione e sicurezza previsto dalle normative vigenti, sia dall’osservanza degli addetti delle istruzioni operative, oltre che dall’uso dei DPI, messi a disposizione dal datore di lavoro.

I DPI sono messi a disposizione degli addetti dal datore di lavoro in funzione del livello di rischio della mansione e, per questo motivo, sono suddivisi secondo tre categorie:

I Categoria: dispositivi a rischio minimo, con facoltà di scelta da parte dell’utilizzatore (ad esempio, l0 addetto alle pulizie d’officina: sceglie che guanto usare). Vengono autocertificati dal produttore;

– II Categoria: tutti quelli non rientranti nelle altre due categorie. Viene certificato il prototipo, autorizzato e notificato per il rilascio della certificazione CE con cui saranno mar- chiati dal produttore;

– III Categoria: dispositivi di progettazione complessa e destinati a proteggere gli utenti da rischi di morte o di lesioni gravi, noti anche come salvavita. In particolare riguarda i dispositivi di protezione delle vie respiratorie e quelli dalle aggressioni da agenti chimici. Il controllo del prototipo è fatto da un apposito organismo autorizzato e notificato, con una successiva verifica anche della produzione.

 

 

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