La magia del numero 7 per il successo di Al.Pe.T.

Gianandrea Mazzola

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Dalla progettazione al prodotto finito, sia esso un assieme, un macchinario, un impianto completo; è di questo che si occupa Al.Pe.T. azienda che ha saputo trasformare in fattore competitivo esperienza e competenze, per metterle al servizio della collaborazione esecutiva conto-terzi. Un’attività in cui tutte le fasi di piegatura della lamiera vengono svolte da 7 presse piegatrici Schiavi Macchine

di Gianandrea Mazzola

Know-how e piegatrici Schiavi, la chiave del successo di Al.Pe.T

Presente sul mercato dagli anni 50, Al.Pe.t. inizia la propria attività progettando e realizzando cucine e generatori di aria calda per poi, a cavallo degli anni 90, mettere a disposizione le trasversali competenze acquisite al variegato mondo della fornitura conto-terzi. Un passaggio che oggi significa riuscire a offrire al cliente un servizio a tutto tondo, a partire dalla progettazione, dallo studio del design dei prodotti, fino a tutta la parte esecutiva, attraverso la lavorazione della lamiera, dei tubi, lavorazioni meccaniche di piccole e grandi dimensioni, costruzione di prototipi e di serie di macchinari e impianti, consentendone anche la verifica dimensionale e funzionale.

Giovanni Pesarin titolare di Al.Pe.T.

«Il mercato – conferma il titolare, Giovanni Pesarin – richiede un prodotto sempre più completo e finito, sotto ogni punto di vista, anche da quello elettrico. Ed è per questo che nel tempo ci siamo attrezzati con tecnologie e personale qualificato, facendo tesoro dell’esperienza acquisita, per trasformare in fattore competitivo la nostra collaborazione esecutiva conto-terzi e, laddove richiesta, consulenziale». In altre parole, l’azienda, con sede a Legnago (VR), è in grado di affiancare il cliente in qualità di partner, aiutandolo nell’individuare le migliori strategie operative per ingegnerizzare e finalizzare, nel rispetto dell’attesa qualità e delle relative specifiche prestazionali, tutte le lavorazioni necessarie alla realizzazione del manufatto, dell’assieme, fino al macchinario e/o impianto completo, nel minor tempo possibile. «I nostri servizi – continua Pesarin – sono da sempre utilizzati in settori molto vari, ma con una maggiore e particolare prevalenza dal comparto dell’automazione industriale, a forte spinta innovativa. In questo contesto siamo per esempio partner di un’azienda di riferimento nella creazione di macchinari per la scansione del legno. Allo stesso tempo, lavoriamo da molti anni per realtà attive nell’esigente comparto farmaceutico con la costruzione di impianti per la produzione di farmaci, fornendo anche aziende nel settore robot e magazzini automatici per farmacie. Inoltre, da anni collaboriamo anche con realtà storiche del nostro territorio, specializzate nel settore delle macchine per la produzione della carta e nei sistemi automatici di imbottigliamento. L’esperienza maturata negli anni in svariati settori ci ha permesso di avere un’ampia visione delle problematiche e delle criticità connesse ai lavori di meccanica e di carpenteria, agevolandone la chiave di lettura e la risoluzione». Al.Pe.t. svolge la propria attività in due prospicienti unità produttive, in cui si trovano, in uno, i reparti dedicati alle lavorazioni per asportazione e, nell’altro, quelli dedicati alle lavorazioni lamiera. Il parco macchine gestito da una cinquantina di qualificati addetti, equamente suddivisi nei due stabilimenti, comprende 4 impianti di taglio laser piani (con campo lavoro massimo 6.000 x 3.000 mm potenza fino a 8 kW con tecnologia fibra e CO2), un lasertubo fino a 210 mm di diametro, 7 presse piegatrici, oltre a sistemi di saldatura, verniciatura, assemblaggio, tornitura, alesatura, e sistemi automatici di misura. In particolare, le 7 presse piegatrici, la prima delle quali retofittata, perfettamente funzionante e risalente addirittura agli anni 60, sono tutte state acquistate da Schiavi Macchine, azienda oggi parte del gruppo Zinetti.

Parallelismo garantito, lungo tutta la lunghezza della tavola

«La fase di piegatura – commenta lo stesso Pesarin – rappresenta una delle lavorazioni principali all’interno del nostro reparto produttivo. Fase svolta con le 7 presse piegatrici Schiavi, delle quali 3 nuove, di recente acquisizione, e 4 retrofittate». Più nel dettaglio, le ultime 3 nuove presse integrate nel reparto piegatura da Al.Pe.t. sono: una LineAr 400.40 governata da controllo numerico Titano Mpsh, completa di software Bending System; una LineAr 220.50, con Cnc TitanoMPS-5; una HFBx 130.30 corredata di Cnc Atlas MPSH e modulo reportistica 4.0. La LineAr rappresenta il top di gamma Schiavi, ovvero una serie di presse piegatrici in grado di garantire una piegatura rettilinea che elimina l’effetto “schiena d’asino”, grazie a una soluzione brevettata a livello internazionale, che mantiene perfettamente orizzontali i piani dei tavoli superiore e inferiore. Il sistema è composto da triplo tavolo a “sandwich” che distribuisce in modo uniforme le forze di piegatura lungo i tavoli porta utensili superiore e inferiore, garantendone il parallelismo lungo tutta la lunghezza della macchina. La serie comprende macchine con una lunghezza tavole da 3 a 12 m, per forze di piegatura che possono raggiungere i 12.000 kN. Quelle scelte dall’azienda veneta forniscono rispettivamente 4.000 kN e 2.200 kN, su 4 e su 5 m. «Grazie alle loro caratteristiche e specificità costruttive – sottolinea Pesarin – le due presse LineAr sono state scelte per eliminare il problema dell’effetto “schiena d’asino”, peculiarità che ci ha permesso di realizzare particolari con costanza d’angolo e precisione prima per noi impossibili da ottenere».

Alta precisione e produttività anche su particolari molto profondi

Al fianco delle due LineAr, la HFBx 130.30 è invece stata scelta per la velocità operativa e le dimensioni lavorabili. Più in generale, le presse piegatrici di questa gamma rappresentano il modello più avanzato nell’automazione del processo di piegatura. Stiamo parlando di macchine ad alte prestazioni che si distinguono per le notevoli dimensioni geometriche di corsa (500 mm) e di luce (800 mm e fino a 1.000 mm su richiesta) tra le tavole. L’ampia luce tra le tavole rende possibile la lavorazione di scatolati di grosse dimensioni mantenendo alta la velocità di lavoro. Concepite per facilitare lo svincolo e l’estrazione di pezzi dal profilo complesso, sono particolarmente indicate per soluzioni robotizzate. Grazie alla velocità di avvicinamento (≈250 mm/s) e di risalita (≈250 mm/s) della tavola superiore, le presse HFBx permettono di mantenere uno standard produttivo elevato. «Il modello da noi scelto – evidenzia Pesarin – mette a disposizione 1.300 kN sui 3 m di lunghezza tavole. Ma sono la corsa da 500 mm e la luce massima tra le stesse tavole pari a 800 mm a permetterci di piegare particolari molto profondi. Inoltre, accoppiate a sistemi di riscontro a 9 assi assicurano l’esecuzione in rapidità di pieghe molto complesse».

Peculiarità che accomuna sia le presse LineAr, sia le HFBx sono inoltre il centraggio rigoroso e il “collo di cigno”. Il tavolo superiore è guidato da 4 coppie di cuscinetti che scorrono su piste in acciaio temprate, rettificate e solidali ai fianchi della macchina. Il centraggio e l’allineamento dei tavoli è garantito dall’elevata distanza tra i cuscinetti superiori e inferiori.

Grazie all’uso innovativo di una struttura supplementare a “collo di cigno” è possibile misurare con precisione la distanza tra le tavole, indipendentemente dalle flessioni strutturali tipiche del processo di piegatura.

Pezzi meccanici non più per asportazione, ma di lamiera

«Negli anni – commenta Pesarin – la tecnologia si è costantemente evoluta, e con essa anche la possibilità di riuscire a proporre alternative di processo per ottenere i medesimi pezzi lavorati. Nel nostro caso per esempio, abbinando il taglio laser con presse piegatrici sempre più precise e performanti, unitamente alla bravura dei nostri operatori, siamo riusciti a realizzare pezzi meccanici non più di asportazione, bensì di lamiera». Un’integrazione che ha portato in Al.Pe.t. un risultato tangibile in termini di maggiore competitività. Ancora di più quando il cambiamento riguarda non più il singolo pezzo ma l’intera macchina.

«In questo caso – racconta Pesarin – siamo per esempio riusciti a realizzare dei tomografi di generose dimensioni, non più come prima costruiti in forma meccanica, ma di lamiera, con costi decisamente inferiori. Allo stesso modo abbiamo fatto per ingranaggi e cremagliere che, con determinate tolleranze, riusciamo a realizzare non più per asportazione ma con lavorazione lamiera, con effetti funzionali molto importanti».

Prerogative queste, che connotano bene le competenze e l’expertise maturata da Al.Pe.t. nei quasi 70 anni di storia, oggi al servizio di settori nei quali l’innovazione rappresenta una costante. «Riuscire a essere competitivi nel mercato attuale – continua Pesarin – impone grande attenzione e cura alla gestione dell’intero processo di sviluppo di prodotto, dove anche l’affidabilità delle tecnologie impiegate gioca un ruolo decisivo. In questo senso, per esempio, si inserisce la scelta di avvalerci ancora una volta di macchine Schiavi. Qualità, affidabilità e pronta assistenza sono stati i motivi che hanno influenzato le nostre scelte nell’acquisto di piegatrici Schiavi, a cominciare dalla prima, acquistata ormai nel lontano 1960».

Da sottolineare che l’integrazione delle nuove LineAr in Al.Pe.t. non è stata sostitutiva di macchine obsolete, ma voluta per soddisfare alcune specifiche esigenze.

«Avevamo la necessità – rileva Pesarin – di realizzare delle pieghe con tolleranze molto strette, oltre che lavorare geometrie particolari. Abbiamo vagliato quanto disponibile sul mercato, individuando nelle LineAr le presse pienamente rispondenti alle nostre necessità». L’elevato grado di soddisfazione ha poi convinto l’azienda, solo dopo pochi mesi, a replicare l’acquisto della LineAr 400.40 da 4.000 kN affiancando il modello da 2.200 kN, ma con un campo di lavoro più ampio. «La pressa HFBx – ribadisce Pesarin – sebbene di contenute dimensioni, è stata invece acquistata per soddisfare l’esigenza di piegatura su pezzi profondi, grazie all’apertura maggiorata e alla presenza di torrette motorizzate per 9 assi complessivi come registro».

Tracciabilità totale e gestione ottimizzata del processo

Come già menzionato, Al.Pe.t. svolge la propria attività a Legnago (VR), in due stabilimenti di circa 9.000 mq totali. Una superficie produttiva che presto si amplierà di altri di 1.500 mq, cui si aggiungerà in futuro un’ulteriore estensione grazie alla costruzione di un nuovo capannone di altri 5.000 mq. Un salto che permetterà all’azienda di proporsi al mercato in modo ancor più competitivo, grazie alla possibilità di un maggior volume di produzione. Ampliamento che vedrà sin da subito anche l’integrazione di una nuova pressa piegatrice, sempre Schiavi.

«Si tratta questa volta di una macchina ibrida – conferma Pesarin – che andrà a potenziare ulteriormente il nostro parco presse, con un occhio rivolto al futuro di questa tecnologia. E che anch’essa sarà interconnessa secondo i requisiti di Industria 4.0». L’integrazione nel proprio parco macchine delle nuove presse Schiavi è stata colta dall’azienda anche per iniziare un percorso di digitalizzazione delle varie fasi di processo. Una scelta conseguente all’aumentata capacità produttiva e dettata dalla necessità di dover coordinare in modo più efficace ed efficiente lotti di pezzi sempre poco numerosi ma, per contro, molto eterogenei. «Fondamentale – afferma e conclude Pesarin – è difatti divenuta nel tempo la rintracciabilità dei pezzi. Tenuto anche conto di una produzione media annuale di circa un centinaio di macchinari completi di varia tipologia. In ottica di servizio al cliente sarebbe stato impensabile continuare con una gestione tradizionale delle commesse. Tuttavia, credo che il vantaggio competitivo si farà ancora più evidente quando questo percorso, ancora in itinere, sarà concluso, in aggiunta al nostro ampliamento operativo».

 

L’evoluzione della piega, si fa ibrida

Formazione continua, pronta risposta pre e post vendita, know-how tecnologico e competenza nel design, consentono a Schiavi di mantenere la tradizione dell’eccellenza del “Made in Italy” in tutto il mondo. Le capacità dell’azienda, oggi parte del gruppo Zinetti, nel progettare e adattare i suoi prodotti alle specifiche esigenze del mercato, sia attraverso soluzioni integrate che personalizzate, rappresentano le chiavi di successo che consentono di fornire non solo prestazioni ricercate, ma anche un reale vantaggio competitivo che i clienti possono applicare al loro mercato di riferimento. Un modus operandi confermato anche dall’ultima nata in casa Schiavi, ovvero la pressa piegatrice ibrida HFBx, macchina in grado di distinguersi per il basso consumo energetico (inferiore del 40% se confrontato con una pari taglia idraulica), per la riduzione dei costi operativi, data da un’importante ottimizzazione del ciclo di lavoro. Capace di raggiungere velocità fino a 300 mm/s, la nuova ibrida firmata Schiavi assicura un’accelerazione superiore del 30% rispetto alle macchine tradizionali, una maggiore affidabilità operativa, altrettanta sicurezza dell’intero sistema, oltre alla notevole riduzione del rumore (-10 db) e alla miglior sincronizzazione dei cilindri (assi Y1-Y2).

Linear
Pressopiegatrice ibrida HFBx

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