Filiera automotive italiana? Sempre più green e digitalizzata

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Quale sarà il futuro della filiera automotive italiana? Sebbene la crisi sanitaria abbia ridotto i fatturati, la forte spinta verso l’innovazione e le soluzioni green stanno aprendo nuove opportunità di business per le aziende del settore.

«Per l’industria automobilistica italiana, l’emergenza sanitaria ha rappresentato un fattore di perturbazione senza precedenti, giunto inaspettato all’inizio dell’anno. Nel primo semestre 2020, la produzione industriale automotive italiana è scesa quasi del 40%, con 238.000 autoveicoli prodotti in meno e l’impressionante stock di 450.000 veicoli generato dalla chiusura delle concessionarie. Relativamente al mercato auto, l’anno dovrebbe chiudersi a -27% rispetto al 2019, per un totale di 1,4 milioni di immatricolazioni». Con queste parole Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti ANFIA, ha aperto il convegno del novembre scorso in cui sono stati presentati i dati sull’andamento del settore e sulle prospettive future. «Guardando nello specifico alla componentistica, nello stesso semestre sia gli ordinativi che il fatturato sono diminuiti di oltre il 30%, con una flessione più forte sul mercato interno che su quelli esteri – ha continuato Stella. Per quanto ri- guarda l’export della componentistica automotive italiana, comparto che vanta un saldo positivo della bilancia commerciale da oltre 20 anni, dopo aver chiuso il 2019 con una lieve flessione, -2,3%, dopo 4 anni consecutivi in crescita, ha subito nel primo semestre 2020 una contrazione del 28%, seppur mantenendo un saldo positivo di 2,4 miliardi di euro».

Gli scambi commerciali (import ed export) del comparto hanno segnato un tracollo nei 3 mesi del lockdown (marzo, aprile e maggio), con un picco negativo ad aprile, in particolare con i 6 principali paesi partner dell’Italia (Germania, Francia, Spagna, Polonia, USA e UK) e con problematiche interruzioni delle catene di fornitura che sono fortemente integrate, soprattutto in Europa.

Per la produzione automotive italiana, il terzo trimestre del 2020 è stato caratterizzato da un netto recupero rispetto al secondo (+142%). L’indice della fabbricazione di autoveicoli, a +19,7%, ha riportato infatti il terzo segno positivo da inizio 2020 dopo quello di luglio (+3,4%) e di agosto (+5,9%). Sono in recupero la produzione di autovetture: +36% nel mese e gli ordinativi, fatturato ed export della componentistica. «Ciononostante, il calo del giro d’affari per l’intero sistema produttivo automotive italiano nel 2020 potrebbe superare il 25% – ha precisato il presidente –. Il calo medio atteso del fatturato delle imprese della componentistica è invece stimato al 20% circa a fine 2020. In questo contesto, è necessario e non più rinviabile disegnare una strategia di riconversione low-free carbon della filiera automotive in grado di ricomprendere i diversi settori coinvolti, i numerosi fattori determinanti per la transizione e i molteplici ambiti di intervento possibili. In questo senso le risorse del Recovery Plan possono e devono supportare il rilancio del nostro settore, strategico per l’economia italiana in termini di generazione di PIL e di occupazione diretta ed indiretta».

Lo sviluppo delle tecnologie elettrificate, dell’idrogeno, così come la connettività e l’automazione dei veicoli, evidenziano la necessità nel breve periodo di un intensificarsi delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione, per favorire a livello domestico lo sviluppo di queste soluzioni. «L’aggregazione aziendale, la convergenza delle competenze e degli operatori deve inoltre rappresentare una priorità per formare soggetti industriali in grado di sfruttare economie di scala, che siano competitivi in ambito internazionale», ha aggiunto l’esperto. E una partita importante verrà giocata sull’idrogeno.

«Come paese e come filiera, non possiamo permetterci di perderla, perché abbiamo tutte le competenze e le capacità per diventare leader tecnologici, anche nella sua applicazione nel trasporto pesante, sia di merci che di passeggeri. Costruttori e componentisti ci credono e ci stanno già lavorando, l’auspicio è che alle parole del governo, seguano investimenti e sostegno allo sviluppo industriale e tra pochissimi anni anche al mercato, visto che nel 2023 arriveranno i primi camion e autobus ad idrogeno», ha sottolineato il presidente.

Accelerare i processi di innovazione

Il convegno si è incentrato sulla presentazione dello studio “Il futuro del settore automotive – Sfide e opportunità per i fornitori italiani verso il 2030” realizzato da ANFIA e Roland Berger. La ricerca aveva come finalità quella di identificare le future opportunità di posizionamento competitivo per i fornitori automotive italiani in rapporto ai maggiori trend tecnologici ed evolutivi che stanno attraversando e trasformando profondamente il comparto: elettrificazione, guida autonoma, veicolo connesso e mobilità condivisa.

«Nell’interrogarsi su quanto la componentistica italiana sia pronta ad affrontare con successo la rivoluzione in corso, si è partiti dalla fotografia odierna della filiera, in termini di positioning e patrimonio di competenze, e da un’analisi del suo grado di preparazione ad accogliere le tendenze emergenti. La metodologia adottata si è basata sul coinvolgimento diretto di 15 tra OEM e fornitori, assicurando la copertura di tutti i principali domini tecnologici dell’autoveicolo e relativi moduli e componenti, powertrain, chassis, interiors, exteriors, electronics, attraverso interviste ai rispettivi decision maker», ha spiegato Stella.

Ad oggi, la filiera italiana, pur potendo contare su importanti realtà industriali già affermate sulle tecnologie dell’auto di domani e affiancate da iniziative di ricerca promettenti su materiali del futuro, componen- ti innovativi e del veicolo autonomo, presenta in generale un panorama frammentato, che evidenzia la necessità di una maggiore collaborazione e aggregazione tra i player. «Il portafoglio tecnologico dell’Italia è tuttora maggiormente esposto sui moduli tradizionali, mentre le imprese del comparto non hanno ancora raggiunto un posizionamento abbastanza forte sui domini emergenti e in forte crescita; è determinante cambiare passo accelerando processi di trasformazione radicale con al centro l’innovazione, anche attraverso strategie di open innovation, per favorire a livello domestico lo sviluppo di queste soluzioni». Per ottenere un buon posizionamento sulle tecnologie emergenti, l’Italia dovrà tra l’altro diventare attrattiva per attori esteri leader a livello globale, che con la loro presenza “intelligente” sul territorio, darebbero ulteriore impulso all’importante ecosistema che si va creando. «Il cambiamento tecnologico, spinto in particolare da elettrificazione e digitalizzazione dei veicoli, apre opportunità di mercato per la filiera della componentistica italiana a condizione che ciascuna azienda realizzi un’agenda per la trasformazione. Ai fornitori di riferimento nei moduli prodotto tradizionali, il compito di conquistare un peso ancora più forte nei confronti delle case auto, con soluzioni a maggiore valore aggiunto e gestendo la transizione dai prodotti puri meccanici a quelli intelligenti – ha rimarcato Andrea Marinoni, senior partner Roland Berger. La sfida più alta riguarda lo svilup- po di moduli nei quali il paese mostra un gap tecnologico, tra i quali software e sensori ADAS, infotaiment, pacco batterie, costruendo nuove competenze e puntando all’innovazione radicale».

 

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