La digitalizzazione sta investendo tutto il settore manifatturiero: cosa succede in produzione alle lavorazioni?
L’era dell’Industria 4.0 sta spingendo verso la digitalizzazione integrata di tutti i processi aziendali, andando così a toccare (stravolgere, secondo la visione di alcuni) ogni ambito. Viene da chiedersi: e le lavorazioni, la produzione?
Un passo indietro
E’ la seconda metà del 1900 quando si affaccia sul mercato un modo rivoluzionario di concepire la lavorazione per asportazione di truciolo, sfruttando le potenzialità che sembrava potessero offrire l’elettronica e l’informatica che, almeno nelle grandi realtà produttive, iniziavano, più o meno timidamente, a prendere piede. La tradizionale macchina utensile manuale non è più la regina dell’officina, ma viene affiancata da soluzioni via via più evolute, in grado di eseguire lavorazioni sempre più complesse, che richiedono abilità e conoscenze diverse, non più solo manuali, per renderle produttive.
Negli anni ’70 nasce la programmazione automatica, come tutte le novità, inizialmente guardata con sospetto, ma certamente un grandissimo aiuto per l’utente che deve programmare la macchina utensile. E nascono i primi sistemi CAM che permettono di “programmare” la lavorazione in maniera assistita, in genere in un ambiente separato dalla macchina utensile. Il CAM rappresenta una straordinaria innovazione che, all’epoca, soffriva sia dei limiti legati alla capacità di calcolo dei sistemi che della poca dimestichezza con l’informatica o l’elettronica. Ma non solo: gli addetti alla macchina utensile, nati e formati sulle macchine tradizionali, non sono propensi a credere o accettare che un computer possa “governare” una macchina utensile in modo da produrre un pezzo con una abilità pari, o superiore, alla loro.