Stampisti, è tempo di automazione!

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Al momento in cui scriviamo, le ultime notizie parlano di un’Italia che torna a “correre”. I numeri dell’industria sono buoni e le imprese italiane, forse da sempre abituate a farsi largo tra le difficoltà e a convivere con gli eventi avversi, appaiono uscire dalla crisi in modo più brillante rispetto alle aziende di altri Paesi.

In questa fase storica, e nel particolare ambito della produzione di stampi, ci siamo chiesti in che modo le aziende stanno affrontando il discorso legato all’automatizzazione delle attrezzerie. Ci siamo cioè chiesti se continua, e in che termini, la corsa a dotarsi di tecnologie e di impianti automatizzati da parte di un mondo che storicamente è sempre stato avverso a questo tipo di approccio. Del resto, le automazioni del giorno d’oggi risultane versatili e adatte anche alla produzione di lotti monocomponenti (gli stampi, appunto) e risultano assai diverse rispetto a quelle “rigide” del passato che erano giustificabili solo a fronte di produzione di pezzi tutti uguali e in grandi numeri. Per fare il punto, abbiamo interpellato il prof. Claudio Giardini dell’Università degli Studi di Bergamo.

Robot intelligenti e sistemi predittivi

Claudio Giardini, membro di AITeM e docente di Tecnologie e Sistemi di Lavorazione presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione dell’Università degli Studi di Bergamo

Il prof. Claudio Giardini, membro di AITeM, Associazione Italiana delle Tecnologie Manifatturiere e docente di Tecnologie e Sistemi di  Lavorazione presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione dell’Università degli Studi di Bergamo, nonché direttore tecnico della rivista Stampi-progettazione e costruzione edita da Tecniche Nuove, commenta l’attuale fase di mercato a partire da uno dei settori storicamente più importanti, quello dell’automobile: «Il momento è delicato – esordisce – e gli stampisti sono in una fase intermedia in cui è difficile capire come sarà il futuro. Molti si chiedono se perdurerà la fase di semi-stallo oppure se sarà avviata una produzione sostanziale di nuovi modelli di automobile, in particolare a propulsione elettrica, o di modelli ibridi. Bisogna ricordare che, quando si tratta di certi temi, in gioco ci sono interessi d’ordine superiore, come per esempio nello specifico la produzione di petrolio o l’estrazione del cobalto per la realizzazione delle batterie elettriche, per cui non sempre è chiaro né agevole individuare la strada che prenderà una determinata tecnologia». Nell’incertezza, “tutti prendono un po’ tutto”: molti stampisti cercano di differenziare i settori di sbocco, per esempio quello medicale e farmaceutico che un “boom” hanno avuto durante i mesi di pandemia più acuta o, più in generale, tentano di ampliare il bagaglio di clienti. «A prescindere dal settore di sbocco – riprende Giardini –, l’allargamento del portafogli clienti significa che alle volte gli stampisti possono trovarsi ad affrontare picchi di lavoro inaspettati e difficili da smaltire. In questa situazione, una produzione di tipo automatizzata e quindi ottimizzata può essere una soluzione».

Entrando nel merito tecnico, Claudio Giardini precisa: «Di questi tempi, le maggiori attenzioni sono rivolte alla movimentazione dei materiali. Gli stampisti, oggi, adottano soluzioni robotizzate per il carico e lo scarico dei componenti sia grezzi, sia lavorati. Tali soluzioni sono sempre più “intelligenti”, sono cioè dotate di sistemi di visione e di dispositivi che assicurano al robot di adattarsi al pezzo da prelevare/movimentare/scaricare». E aggiunge: «Un’altra tendenza è quella di dotare i sistemi automatici di sensori particolari per la raccolta di dati; ciò permette di monitorare l’andamento della produzione, in accordo coi sistemi incentivati dal piano nazionale Industria 4.0 e, all’occorrenza, di controllare la “salute” delle tecnologie. Si tratta insomma del tema, di certo non nuovo, della manutenzione predittiva».

In definitiva, lo stampista oggi cerca sempre più robot intelligenti, in linea con sistemi pallettizzati, capaci di adattarsi ai pezzi da movimentare e in grado di controllare l’andamento della produzione. Il fine è sempre lo stesso: ottimizzare le risorse aziendali rendendo il lavoro più flessibile e capace di adattarsi ad applicazioni diverse in tempo reale. Giardini: «Per ridurre errori e tempi morti, aumentare la produttività e ridurre i costi, è necessario che sia automatizzato il maggior numero di elementi che compongono la catena produttiva: il sistema di movimentazione dei pallet, il setup delle macchine, i robot di movimentazione dei pezzi, il magazzino utensili, ecc. è inoltre importante avvalersi di pezzi standard e/o componenti normalizzati al fine di snellire anche le attività di progettazione e ulteriormente quelle di costruzione».

E conclude: «Gli imprenditori, in particolare gli stampisti, devono investire in tecnologia cercando di “prevenire” il futuro. L’automazione “da sola” non è la panacea di tutti i mali, nel senso che non basta ricorrere all’automazione per rendere automatizzata l’azienda. È necessario anche puntare sulla formazione del personale, in modo gli operatori siano invogliati e predisposti a cambiare il proprio modo di lavorare. In questo modo, si otterranno i risultati migliori».

 

 

 

 

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