Unimec punta su qualità e servizio tecnico

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La meccanica italiana negli USA: Unimec North America Inc. punta su qualità e servizio tecnico

Gli Stati Uniti rappresentano da tempo una delle mete predilette dalla meccanica italiana. Se nel 2019 era al primo posto, nel 2020 l’export dei prodotti meccanici made in Italy verso gli Usa è sceso al secondo posto, dietro la Germania, con un valore di 2,64 miliardi di euro, a causa delle difficoltà legate alla crisi pandemica,

Ora, in seguito al nuovo piano economico e infrastrutturale approvato dalla presidenza Biden, si prevedono nuove opportunità per l’industria meccanica, grazie al disegno di legge che prevede un massivo ammodernamento delle infrastrutture pubbliche e private. Lo scorso10 agosto 2021, il Senato degli Stati Uniti ha infatti approvato l’Infrastructure Investment and Jobs Act. Il disegno di legge prevede 550 miliardi di dollari di nuove spese, all’interno di un intervento ancora più ampio che ammonta a ben 1.200 miliardi, che riautorizza programmi di spesa già esistenti. Costituito da prestiti a fondo perduto erogati dal Governo Federale (nelle sue varie declinazioni), il piano si propone per il settore manifatturiero e meccanico italiano quale occasione da cogliere, a seconda delle linee di finanziamento e di comando della commessa che viene attribuita.

Qual è il punto di vista delle aziende italiane? Per comprendere meglio le reali potenzialità di questo mercato, abbiamo raccolto le riflessioni di alcune aziende, attive nel comparto degli organi di trasmissione e presenti sul territorio americano, per capire eventuali criticità tecnico-operative, nonché strategie per il futuro a breve-medio termine. Il parere di Unimec.

Grazie al nuovo piano economico e infrastrutturale approvato dalla presidenza Biden, per l’Italia potrebbero nascere nuove opportunità di business anche per il settore della meccanica. Qual è da questo punto di vista la vostra esperienza nel mercato americano?

Il piano economico approvato dalla Presidenza Biden per il 54% dell’investimento – osserva l’ing. Alessandro Maggioni, Direttore Generale di Unimec – impatterà su settori sociali, sanitari e scolastici. Se si aggiunge che questo piano è finanziato a debito si può comprendere come l’impatto sul mondo industriale sia del tutto contenuto. Va inoltre aggiunto l’innesco del rischio-inflazione, che nel corso dell’ultimo anno è salita del 6,8%, un picco che non si registrava dal 1982. Ci sarà crescita ma non di tipo espansivo, quindi ci si aspetta un aumento dei volumi ma non un’impennata degli stessi.

Alessandro Bronzini, CEO della Unimec North America Inc

Con che tipo di struttura siete presenti (commerciale, tecnica, logistica, distributiva, di assemblaggio, produttiva)?

Unimec è presente dal 2015 negli Stati Uniti con una filiale diretta, sita in New Jersey. Alessandro Bronzini, Ceo di Unimec North America Inc, conosce martinetti e rinvii fin da bambino, in quanto la sua famiglia rivende i prodotti Unimec da 40 anni nel centro Italia. Da loro ha ereditato onore, serietà e competenza.

La filiale non è una semplice rivendita, ma un centro distributivo, commerciale e produttivo. Distributivo perché tutto l’export verso gli Usa passa dalla filiale, forte anche di accordi doganali che hanno permesso la creazione di un corridoio di sdoganamento privilegiato che riduce di moltissimo i tempi burocratici; commerciale perché tutta la rete di vendita, dagli agenti sulla West Coast agli immensi distributori come Motion Industries, sono gestiti da Bronzini e il suo staff; produttivo perché prodotti a catalogo di media-piccola taglia sono customizzati nella piccola officina annessa agli uffici, accorciando ulteriormente i tempi di consegna e il servizio al cliente.

Quali sono le eventuali differenze rilevate in termini di richiesta/proposta di prodotto/prestazioni, di settori applicativi serviti?

I settori di sbocco della produzione Unimec coincidono con quelli del mercato europeo: tutti! Storicamente si è partiti vendendo prodotti di ricambio e studiando qualche piccola applicazione, per poi passare a veri Oem qualificati in differenti settori, inclusi quelli strategici quali il nucleare e il militare, che richiedono requisiti molto stringenti non solo sulle specifiche di prodotto, ma anche in termini di affidabilità e sicurezza aziendali. Per poter avere successo su un mercato che già all’interno è in grado di fornire ogni cosa, è necessario offrire un valore aggiunto cioè una qualità senza compromessi, un servizio tecnico impeccabile, insomma, un prodotto superiore. Da parte della sede centrale è stato necessario adattare calcoli e cataloghi al sistema ambiente Usa, in primis alla differente frequenza della rete elettrica che comporta un aumento delle velocità massime del 20%. Sono state inoltre studiate le normative di riferimento quali Agma e Nema, preferite alle EN, certamente più comuni per i tecnici europei.

 A fronte dell’attuale scenario globale, quali sono i vostri obiettivi di crescita e le strategie messe in atto (eventuali nuovi investimenti) a breve-medio termine?

La filiale statunitense – conclude l’ing. Maggioni – ha un solo destino: la crescita. In questi 7 anni Unimec si è solo affacciata al mercato più importante del mondo, proponendosi come indiscusso punto di riferimento di questo settore di nicchia e come prodotto dalla qualità assoluta e senza compromessi. L’obiettivo di rendere la filiale il più autonoma possibile è in cima alla lista delle cose da fare; quindi si prevede di investire in magazzini, macchine utensili e capacità produttiva. Gli investimenti commerciali saranno mirati – per esempio si punta alla partecipazione a qualche evento fieristico rilevante a fine pandemia – e volti all’utilizzo delle infrastrutture informatiche, che in Usa sono al massimo livello tecnologico, per dematerializzare gli interventi commerciali, un tempo demandati agli intermediari.

 

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