Verso la sostenibilità del comparto manifatturiero

Daniela Tommasi

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verso la sostenibilità

Essere favorevoli a un percorso verso la sostenibilità non basta: è fondamentale metterla in pratica con assoluta serietà.

Daniela Tommasi

La storia dell’uomo è una storia di evoluzione della specie, dei saperi e delle capacità. E’ un po’ come la storia della sostenibilità, un concetto che viene da lontano ed è intrinsecamente legato alla storia dell’uomo, un uomo che può sopravvivere solo se riesce a essere in armonia con l’ambiente.

Forse si potrebbe azzardare che la sostenibilità è, almeno in parte, un sentimento un po’ egoistico: la sopravvivenza della specie è legata a doppio filo all’habitat, che le deve essere favorevole.

Questo insegna la storia del mondo: dal primordiale territorio ricco di cacciagione, acqua e flora, oggi il concetto di territorio si è allagato a tutto il pianeta, un pianeta che deve assolutamente essere salvaguardato, pena, in ultima analisi, l’estinzione della specie.

Aldilà dei comportamenti individuali, la domanda è: se il pianeta ha bisogno di essere rispettato, difeso, preservato, l’industria e il mondo manifatturiero possono fare la differenza?

Secondo quanto discusso durante il World Manufacturing Forum 2021, sembrerebbe proprio di sì, tanto che si può affermare che il valore della sostenibilità nel comparto manifatturiero sia ormai universalmente riconosciuto come un pilastro essenziale del mondo che verrà.

Essere favorevoli alla sostenibilità, quindi, non basta: fondamentale ora è metterla davvero in pratica.

Il ruolo trainante del motore di crescita

L’industria e il mondo manifatturiero hanno sempre avuto un ruolo trainante sia sull’economia che sul benessere delle comunità, con un duplice ruolo: generare occupazione e fornire prodotti (e/o servizi) a vantaggio e beneficio della comunità stessa.

Nel tempo, il concetto di comunità si è andato ampliando diventando “società”, per cui la società può beneficiare di maggiori posti di lavoro, di servizi e prodotti anche innovativi, grazie al ruolo trainante dell’industria.

Tuttavia lo sviluppo industriale da anni viene considerato il principale responsabile del degrado ambientale, con una crisi climatica quasi fuori controllo e un feroce abbattimento delle risorse.

Se, fino a pochi anni fa, il concetto di sostenibilità era appannaggio delle realtà più virtuose, oggi lo sviluppo industriale deve essere sostenibile, coinvolgendo sia la produzione che il consumo, perché ogni azienda è sia produttore sia consumatore.

In quest’ottica si inseriscono lo studio del prodotto durante tutto il suo ciclo di vita (from cradle to grave) e l’economia circolare.

Obiettivo? Ridurre l’impatto ambientale, sociale ed economico dei prodotti lungo l’intero ciclo di vita.

I pilastri portanti della sostenibilità

Ogni azienda manifatturiera sta individuando la propria politica di sostenibilità, che sia in linea con le normative vigenti e le linee guida del settore.

In molti casi significa avere una solida struttura di Ricerca e Sviluppo, che sia in grado di studiare nuovi prodotti e nuove strategie in grado di rispondere adeguatamente all’evolversi delle esigenze interne e dei propri clienti.

verso la sostenibilità

Se un tempo si parlava di ecologia, poi si passati a parlare di rispetto per l’ambiente, mentre oggi si parla di sostenibilità.

Ciò significa che c’è stata un’evoluzione che coinvolge sia il punto di partenza che quello di arrivo.

Si possono individuare alcuni pilastri portanti:

Sostenibilità energetica che persegue un percorso di efficientemente energetico, che si può articolare in maniera differente a seconda del settore di appartenenza. L’obiettivo è quello indicato dalla comunità europea che punta a ridurre le emissioni a effetto serra, ritenute principali responsabili dei mutamenti climatici.

Sostenibilità ambientale, principalmente declinabile come tutela dell’aria, della fauna e della flora, ma anche come tutela dell’acqua. Proprio l’acqua, oltre ad essere indispensabile alla vita dell’uomo, è indispensabile ad ogni processo produttivo: minimizzarne l’uso, sia studiando processi produttivi meno idrovori, sia pensando a un riciclo estremo, è fondamentale. L’ambiente ha anche una ulteriore declinazione: ambiente di lavoro. Un ambiente di lavoro salubre, più “confortevole”, gioca a favore della produttività e, in definitiva, dell’efficienza di processo e dei costi.

Sostenibilità economica perché lo studio di nuovi prodotti e strategie non è un disincentivo economico, ma diventa una via che aumenta la capacità di fare business.

Sostenibilità sociale perché ogni attività industriale è di impatto sulla comunità locale. In tal senso, aldilà dell’occupazione e del benessere derivante, fondamentali sono la diffusione della cultura e dei valori, che diventano patrimonio del singolo, sia quando è in azienda che nella sfera del privato. In alcuni Paesi, il comportamento virtuoso nel privato (ad es.: uso della bicicletta anziché della macchina) è premiato a livello aziendale. La strada tracciata è, in molti casi, quella economia circolare, ma è ormai un dato indiscusso: la sostenibilità dei processi produttivi è strettamente collegata anche alla loro efficienza.

Sostenibilità, efficienza e competitività

Uno dei luoghi comuni, fortunatamente sfatati velocemente, riguardava il fatto che processi produttivi sostenibili potessero compromettere la competitività.

In realtà, a prescindere da quelli che sono gli obblighi di legge, oggi si sta verificando proprio il contrario.

Il diffondersi del concetto di economia circolare, sta ponendo l’accento sull’importanza del recupero e, di conseguenza, sulla progettazione di manufatti che, una volta giunti a fine vita possano “rinascere” in quanto riciclabili o perché possono essere rigenerati, o recuperati, per una seconda vita.

Un caso emblematico è quello dell’alluminio, definito materiale infinito. Il suo riciclo, anche nella produzione di leghe primarie, garantisce una lunga vita al materiale.

Chiaramente non è l’unico esempio, ma meno sono le nuove risorse da usare in produzione, minori scarti ci saranno, ottimizzando così la gestione dei rifiuti, con una interessante incidenza sul costo finale del bene.

Il ciclo di vita del prodotto e l’economia circolare si intersecano e correlano più di quanto ci si possa aspettare.

La sostenibilità passa necessariamente attraverso l’efficienza tanto delle macchine quanto dei processi.

In questo scenario ha un ruolo principe la digitalizzazione che permette di raccogliere e analizzare dati in real time, per apportare eventuali correzioni al processo, evitando rilavorazioni e/o scarti, ma anche ritardi: l’efficienza dei processi si trasforma in efficienza del fornitore e chiave per la competitività.

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