L’approccio al problema delle emissioni acustiche nello stampaggio delle lamiere

Luca Cimmino

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Rispetto al tema del contenimento del rumore l’unica metodologia valida per migliorare la qualità dell’ambiente e la produttività degli impianti è quella di avvalersi di un approccio scientifico. Oggi esistono fortunatamente diversi metodi di analisi e progettazione che permettono di intervenire sulle fonti fin dalle origini.

Nel suo celebrato “Tempi moderni” del 1936 Charlie Chaplin non ha potuto rappresentare un aspetto importante: il rumore. Nonostante gli enormi progressi, ancora nel triennio 2018-2020 la terza più frequente tipologia di malattia professionale per gli operai è stata quella dell’apparato uditivo.

Basterebbe questo dato per evidenziare l’importanza della riduzione del rumore negli ambienti di lavoro.

Se ciò non bastasse, numerosi studi dimostrano che il rumore è uno dei fattori ambientali che più di tutti abbassano la produttività.

Uno dei settori più colpiti da questo problema è quello della formatura metallica.

Le sorgenti di emissione sonora in un impianto di stampaggio sono le più svariate, dalle pompe ai cinematismi ma, più di tutti, è la formatura stessa la fonte di rumore più difficile da gestire.

Leggi anche Un esempio di bonifica acustica in ambiente di lavoro

Esistono delle ragioni oggettive

La prima è l’incerta localizzazione delle sorgenti di emissione. Ogni stampo ha le sue caratteristiche, le macchine possono avere differenti profili di velocità di impatto con il materiale da formare, echi e riverberi possono “aggirare” schermi mal progettati. La seconda è il fattore ambientale, ovvero la presenza di più macchine, peggio ancora se numerose e ammassate in ambienti ristretti.

Infine, anche le caratteristiche del materiale stesso influiscono sull’emissione sonora. In effetti, la tranciatura di materiali altoresistenziali di elevato spessore è una delle applicazioni dove, è il caso di dirlo, il problema del rumore è ancor più sentito.

di Luca Cimmino

 

 

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