Il dirompente arrivo dei CAD 3D

Emiliano Corrieri

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CAD 3D

È opinione diffusa che il CAD 3D sia uno strumento che “fa tutto da solo”, risolvendo autonomamente problemi e calcoli senza l’intervento umano. A conti fatti, però, senza un’adeguata conoscenza e formazione, esso rischia di tramutarsi in una spesa totalmente inutile. Ecco perché, prima di affidarsi a esso, è necessario che l’utilizzatore compia un vero “salto culturale”.

Nella mia carriera lavorativa, sviluppatasi principalmente in produzione, c’è stata una relativamente breve parentesi in ufficio tecnico. Circa due anni in cui ho avuto modo di comprendere le peculiari necessità del reparto, la sua enorme importanza nell’iniziare un flusso produttivo più o meno fluido.

Erano i tempi del CAD bidimensionale che, fondamentalmente, aveva lo scopo di traghettare su un computer ciò che si sarebbe disegnato a mano. Niente calcoli parametrici in automatico, niente visualizzazioni intuitive per tutti…

Gli sviluppi della lamiera erano decisi con una tecnica personale, partendo dalle misure interne delle pieghe e letteralmente “stirando” i lembi a seconda del materiale, dello spessore e della matrice adottata. Si faceva riferimento alle tabelle esperienziali che, negli anni, avevano raggiunto un volume tale da riempire pagine e pagine. Curiosamente tale metodo risultava estremamente efficace e necessitava di una perfetta comprensione del “meccanismo” anche senza sapere nulla di teoria.

Quando il modello “empirico” inizia a scricchiolare

Molti anni or sono, la piegatura era un processo meno raffinato.

Tendenzialmente le precisioni richieste erano più scarse, i pezzi più semplici e con pieghe meno numerose. Essendo, poi, per forza di cose la produzione concentrata prevalentemente su spessori fini, il metodo classico per calcolare uno sviluppo con sufficiente accuratezza era «sommare il valore delle quote esterne e sottrarre due volte lo spessore per ogni piega». Cioè, il fatto che tutto sommato bastasse prendere a riferimento il valore dello spessore per calcolarsi uno sviluppo ha permesso ben poche barriere all’ingresso del mondo della piegatura.

Lo spessore diventa – giacché garantisce ciò che serve abbastanza bene – l’unico riferimento da considerare.

Per gli sviluppi, “due volte lo spessore”, per le “battute”, “lo spessore singolo” e così via.

Il criterio si radica a tal punto che quando poi si ha a che fare con spessori più elevati, specie con matrici strette, il fatto che debba essere aggiunto materiale per ottenere un articolo sufficientemente preciso diviene… un’incomprensibile realtà!

A tal punto che nelle officine si sente parlare di matrici che “mangiano” o “rubano” in quanto, se lo spessore è sempre stato il riferimento come un dogma, effettivamente il materiale in più che viene aggiunto per ogni piega dà la netta impressione di sparire!

Ovviamente si parla di pieghe a 90° perché, diversamente, la faccenda si complica non poco. La semplificazione estrema dello “spessore e delle cave che mangiano” non può fornire risposte attendibili. Ed è così che, ad esempio, quando un cliente chiede un articolo con pieghe da 135° e tolleranze dimensionali l’ut non è in grado di generarne lo sviluppo. Addirittura, a volte, c’è chi aggiunge “la metà rispetto ad una piega a 90° perché… la matrice essendo a metà percorso dell’angolo non avrà fatto in tempo a mangiarsi tutto!”

Manco a dirlo… il pezzo risulta errato.

CAD 3dBuongiorno, questo è un CAD 3D

Quando nelle numerose aziende che ho la fortuna di visitare esce il tema dei software di disegno tridimensionali, le storie spesso si ripetono. “Siamo terzisti e da noi il CAD tridimensionale è arrivato una quindicina di anni fa…”

L’ingresso di un sistema dirompente anche in realtà piccole e di estrazione tutto sommato artigiana spesso si è rivelato traumatico con addirittura casi sporadici in cui all’acquisto non è seguito l’utilizzo.

Molti operatori, sedotti dalle demo spettacolari e dalla politica aggressiva di vendita di alcuni venditori, hanno creduto che un CAD 3D potesse “fare tutto da solo”, più che fornire indubbie comodità. Oltre a ciò, dopo l’acquisto si sono resi conto che coloro che si occupavano della formazione non avevano quasi mai idea di cosa fosse il processo di piegatura ed ecco che… dopo diverse migliaia di Euro spesi, si sono accorti che “gli sviluppi che faceva mio nonno erano perfetti, quelli del software ultramoderno che fa tutto in un batter d’occhio ci costringono a buttare via i pezzi”. Se le dimensioni non tornano, l’assistenza balbetta e ti liquida con un laconico “deve mettere le mani sul valore di K”…

Alla richiesta di cosa sia questo dannato e abusato K, solitamente cade la linea.

Fortunatamente esistono professionisti che sono in grado di accompagnare il cliente a comprendere e settare il CAD sulla base delle proprie esigenze, proprio come coloro che trovate sul numero di dicembre 2022 di Lamiera.

Ciò che emerge è che per far funzionare al meglio un sistema complesso come un CAD 3D è necessario da parte dell’utilizzatore un sufficiente salto culturale. Non è possibile, a mio avviso, lavorare al meglio senza la conoscenza di come il sistema ragiona, di cosa succede, all’atto pratico, qualora dovessi cambiare un parametro.

Le tabelle esperienziali 2.0

Quando in un’azienda si indaga su quale sia il criterio di generazione degli sviluppi con il CAD 3D, spesso la risposta è: “abbiamo la nostra tabella dei fattori K”. Il problema è comprendere come sia stata redatta tale tabella in quanto è facile comprendere che, alla fine, si è andati per tentativi.

“Sparare K finché ci si indovina” è una pratica estremamente diffusa e merita rispetto se poi il risultato arriva. Ma è lo specchio del fatto che la conoscenza non è completa in quanto sarebbe sufficiente effettuare una semplice rilevazione anche su un campioncino a 90°, misurare il raggio oppure definirne uno a proprio piacimento e rilevare il K preciso al centesimo con una formula inversa della deduzione di piega.

L’importante è lavorare per la standardizzazione utilizzando tutti i metodi possibili e approfondendo la conoscenza anche sui criteri di calcolo che consentono di effettuare il miglior sviluppo possibile con qualsiasi angolo di piega. Ad esempio, con la compilazione delle bending tables messe a disposizione da molti CAD 3D.

Emiliano Corrieri

 

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