Focus sulle malattie professionali

Condividi

Quando si affronta il problema della sicurezza sul lavoro credo che il pensiero corra generalmente all’infortunio, ma non dobbiamo tralasciare che esiste anche un problema più subdolo relativo alle malattie professionali, ovvero a quelle patologie le cui cause agiscono lentamente e progressivamente sull’organismo

La risonanza mediatica che ha il fenomeno dell’infortunio sul lavoro nei casi più gravi, purtroppo spesso nefasti, ci porta a concentrare la nostra attenzione agli eventi incidentali ed alle loro conseguenze.

Non dobbiamo tralasciare che esiste anche un problema più subdolo relativo alle Malattie Professionali, ovvero a quelle patologie le cui cause agiscono lentamente e progressivamente sull’organismo. Si tratta in questo caso di una malattia che si sviluppa nel tempo in modo non improvviso e violento, malattia legata all’ambiente lavorativo, agli strumenti o alle sostanze utilizzati per la effettuazione delle operazioni o alle modalità con cui viene svolta concretamente ed in modo ripetitivo l’attività lavorativa. Di cruciale importanza è che risulti chiaro ed inequivocabile il legame tra attività lavorativa e la tipologia della malattia del soggetto che la svolge. Importante quindi è che tale collegamento sia diretto ed efficiente e quindi sia anche dimostrabile.

Volendo ora concentrare la nostra attenzione su questa problematica in particolare, utilizzeremo le statistiche fornite dall’INAIL per analizzare la situazione relativa alle malattie professionali nel nostro paese, cercando quelle più pertinenti al nostro settore industriale. Relativamente al macrosettore Industria e servizi, i dati annuali consolidati più recenti sono quelli del 2021 in cui i casi accertati di malattie professionali totali sono risaliti a 20.503, dopo la flessione del 2020 (oltre 18.000 casi) imputabile agli effetti della pandemia. Il livello pre Covid di oltre 27.600 casi dell’anno 2019 non è quindi ancora stato raggiunto, ma è bene ricordare che il dato era in crescita.

Le malattie del sistema osteo-muscolare e connettivo

Le malattie del sistema osteo-muscolare e connettivo sono quelle nettamente prevalenti perché superano il 71 % dei casi totali accertati. Significativo che tale incidenza sia costantemente aumentata, partendo da oltre i due terzi dei casi nel biennio 2017 -2018, e passando al 68 % nel 2019. Nell’anno della pandemia viene superata la percentuale del 70 % nonostante vi sia stata la notevole flessione dei casi accertati. Si perviene così al numero di 14.607 casi del 2021 con oltre il 71%.

Questi dati potrebbero a prima vista sorprendere, dato lo sviluppo di sistemi di produzione moderni sempre più meccanizzati. Inoltre l’attenzione alla ergonomia ed alle problematiche di movimentazione dei carichi nelle aziende, e quindi alle misure intraprese per la mitigazione dei rischi relativi, sono oramai una prassi consolidata che dovrebbe portare al continuo miglioramento. Dobbiamo chiederci quali siano allora le cause di questo costante incremento nel tempo delle patologie del sistema osteo-muscolare che risultano essere sempre più predominanti nel settore industria e servizi.

Il primo fattore da considerare è che questo tipo di patologie si sviluppano in modo trasversale interessando diversi settori. Per fare un esempio il settore dei servizi alla persona, con l’invecchiamento della popolazione, porta ad un incremento di patologie nei lavoratori impiegati. Da una indagine della Unione Europea sui Disturbi Muscolo-Scheletrici (DMS) risulta infatti che il settore dei servizi alla salute ed alla cura della persona ha una incidenza del 47 % superando quella del manufatturiero (46%) e ponendosi al quarto posto dopo quello delle costruzioni (52%).

Quindi una parte dell’incremento dei casi è da attribuirsi a cause esogene rispetto al nostro comparto. Il secondo fattore da considerare è invece molto trasversale coinvolgendo tutti i settori di attività. Questo elemento è indotto proprio dalla modernizzazione, in particolare da quella digitalizzazione che fa parte oramai della tendenza del nostro sviluppo. La stessa indagine europea evidenzia infatti la sedentarietà come un fattore di non poco conto nella aumentata incidenza dei Disturbi Muscolo Scheletrici.  Nel 2019 la causa “seduta prolungata” diviene la prima per incidenza con il 74 % superando quella dei Movimenti Ripetitivi degli arti superiori (69%) e quella del Sollevamento dei Carichi Pesanti (64%).

Questo significa che le Valutazioni dei Rischi di ogni azienda debbono considerare in modo attento gli influssi che il nuovo modo di lavorare ha sulla persona, questo vale in particolare per il ceto impiegatizio.

Quindi dovremo valutare i rischi attentamente non solo per chi è impegnato a livello esecutivo in fabbrica ma anche per chi, in ragione dei cambiamenti indotti dalla digitalizzazione, si trova a dover operare in una situazione ritenuta erroneamente più comoda e soggetta a rischi minori. Anche la relativa immobilità quindi come causa di patologie professionali va aggiunta alle nostre valutazioni, non dimenticando altri fattori soggettivi. Dovremo sempre considerare il fatto che i DMS riguardano in misura maggiore i lavoratori più anziani e le donne.

Dopo aver visto alcune nuove tendenze che debbono essere considerate in materia, il datore di lavoro nel nostro settore, grazie al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), dovrà continuare a valutare i rischi relativi ai Disturbi Muscolo Scheletrici più tipici e consolidati perseguendo sempre il miglioramento continuo. Per fare un esempio concreto relativo alle attività di aggiunta di prodotti agli impianti, altre azioni correttive importanti, poste in essere in passato e che ancora possono trovare sviluppi, sono quelle di considerare il confezionamento dei prodotti in contenitori di dimensioni più ridotte, limitando il peso da sollevare oppure l’utilizzo di sistemi di dosaggio automatici se questo è possibile.

Non dimentichiamo inoltre la regolare effettuazione della valutazione del rischio vibrazioni per quelle operazioni eventuali che espongano a questo tipo di rischio.

Il datore di lavoro che provvede a misure di prevenzione per i DMS non solo adempie a quel processo di miglioramento continuo che è richiesto dal punto di vista etico, vi saranno notevoli ritorni anche dal punto di vista economico ed organizzativo, dato che i DMS hanno un grande impatto sul prolungamento dei periodi di malattia. La stessa indagine citata ha dimostrato l’efficace impatto sulla riduzione dei Disturbi Muscolo Scheletrici al crescere del numero di misure di prevenzione adottate poste in ascissa sul grafico relativo.

Tra le principali misure da adottarsi suggerite dalla indagine europea le principali sono:

-l’utilizzo di pratiche di rotazione dei compiti (task rotation o Job rotation) per ridurre i periodi di ripetitività dei movimenti;

-prevedere pause regolari che interrompano l’eccessivo stazionamento in posizioni scomode o di seduta;

-provvedere ad equipaggiamento ergonomico;

-provvedere a mezzi di ausilio per il sollevamento e lo spostamento di oggetti.

Concluderei aggiungendo quella di favorire il lavoro di squadra nei compiti più gravosi.

Le malattie del sistema nervoso

A notevole distanza dalla precedente tipologia seguono le malattie del sistema nervoso storicamente assestate su una incidenza superiore al 14 % nel periodo 2017-2020 aumentate al 15% nel 2021. Si tratta in quest’ultimo anno di 3095 casi.

Anche questa tipologia risulta trasversale tra i vari comparti del settore industria e servizi con la rilevanza della sindrome del tunnel carpale. Le donne sono più soggette a questa patologia, specialmente dopo i quarant’anni. Nell’utilizzo del computer importante per la prevenzione è l’ergonomia, prestando particolare attenzione al mouse, come anche alla effettuazione delle opportune pause che interrompano la ripetitività dei movimenti e che consentano il rilassamento del polso e della mano.

Relativamente al nostro comparto è di particolare importanza la Valutazione del rischio da Vibrazioni che deve periodicamente essere effettuata sia per il corpo intero, sia relativamente alla sindrome in questione, per il sistema mano braccio, in particolare per gli addetti alle operazioni di pulitura e preparazione delle superfici da trattare (ad esempio levigatura) o trattate (esempio lucidatura).

Malattie dell’orecchio

Al terzo posto con una incidenza del 6,91% nel 2021 troviamo le malattie professionali che coinvolgono l’apparato uditivo. Il dato che era in leggera diminuzione dal 2017 al 2020 subisce un piccolo incremento nell’’ultimo anno considerato, probabilmente con un rimbalzo dovuto al rallentamento delle richieste e diagnosi, imputabile all’anno precedente per la pandemia.

Relativamente al nostro comparto le valutazioni dei rischi di ipoacusia nell’ambiente di lavoro credo debba concentrarsi in primis sugli apparati e sistemi di aspirazione che sono necessari per mantenere sufficientemente aerati i locali.  In tal senso optare per impianti di aspirazione che abbiano la minore rumorosità possibile, considerando che debbono essere potenti per le richieste di igiene ambientale, effettuare le rilevazioni periodiche previste, sono le prime misure da intraprendere. Conseguentemente si dovrà provvedere ad interventi di manutenzione che consentano di mantenere alte le prestazioni di silenziosità originarie di tutti gli impianti e prevedere l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI) necessari.

Nel settore dei trattamenti di minuterie di massa una operazione che tipicamente può comportare elevati livelli di rumorosità è quella delle operazioni di carico e scarico dei lotti di oggetti da trattare. Anche qui si dovranno valutare le scelte tecniche e prevedere per gli operatori le necessarie protezioni individuali.

Ricordiamo che il rischio del rumore è quello di condurre a danni di tipo irreversibile ovvero l’ipoacusia, con perdita permanente di vario grado della capacità uditiva dell’individuo. Inoltre vanno considerate le possibili ulteriori conseguenze sulla salute (disturbi del sonno, affaticamento mentale, mal di testa etc..). Il Datore di Lavoro ed il responsabile del servizio di prevenzione e protezione nella valutazione del rischio derivante dal rumore dovranno considerare tutte le operazioni rumorose e peculiari effettuate in concreto nella particolare azienda, per fare qualche esempio: operazioni di preparazione meccanica delle superfici, pulitura mediante ghiaccio secco, pallinatura, etc..

Altre malattie professionali

Nella statistica dell’INAIL utilizzata le altre patologie seguono a grande distanza con una incidenza nettamente inferiore nel macrosettore industria e servizi. Nel 2021 ritroviamo i tumori con una incidenza del 3,59% (737 casi), le malattie del sistema respiratorio con il 2,45% (504 casi) e le malattie della cute con lo 0,56% (114 casi). Nel procedere oltre faremo riferimento alle tabelle dell’INAIL relative alle malattie riconosciute, che dovremo considerare in relazione al settore di attività dell’azienda.

In Lista 1 “malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità” troviamo nel gruppo 1 “malattie da agenti chimici esclusi i tumori” un elenco di agenti che, per la categoria metalli, vanno dall’antimonio allo zinco e, successivamente, altri agenti chimici, tra i quali, per fare un esempio l’acido solforico. Tra i metalli evidenziamo come esempi quelli che già sappiamo utilizzati ampiamente:

  • Cromo (Ulcere o Perforazione del setto nasale, Dermatite ulcerativa, Dermatite allergica da contatto, Asma bronchiale);
  • Nichel (Dermatite allergica da contatto ed Asma bronchiale);
  • Rame (Congiuntivite, Rinite, Dermatite irritativa da Contatto…etc.);
  • Stagno (Stannosi, Dermatite irritativa da contatto);
  • Zinco (Bronchite, Pneumoconiosi Benigna, Febbre da fumi metallici).

Cromo e composti del nichel compaiono anche nella lista del gruppo 6 dei tumori professionali. Rilevante e da verificare anche la lista del gruppo 4 relativa alle malattie dell’apparato respiratorio.

In questo ambito la Valutazione del rischio chimico e la Valutazione del rischio da elementi aerodispersi è fondamentale, ancor più fondamentale è applicare meticolosamente le misure di prevenzione e protezione conseguenti.

Si debbono inoltre considerare gli sviluppi che possono intervenire nella classificazione degli agenti chimici. Per fare un esempio richiamiamo il caso del Boro, elemento che è stato recentemente inserito tra le sostanze tossiche per la riproduzione in base ad uno studio su lavoratori costantemente a contatto con l’elemento per la sua produzione. La manipolazione di questa sostanza è vero che avviene nel nostro comparto per periodi di tempo estremamente ridotti ed in modo saltuario, ma è anche vero che andranno adeguate le misure di prevenzione e protezione alla luce delle nuove conoscenze.

In questo ambito è fortemente raccomandato inoltre quanto suggeriamo nelle conclusioni relativamente al piano di sorveglianza sanitario aziendale.

Conclusioni

Le malattie professionali in totale coinvolgono circa 38.000 lavoratori nel 2021.

Se è vero che i casi di malattia professionale per le patologie tipiche del nostro comparto sono di ridotta incidenza (specie se consideriamo la vastità dell’ambito cui i dati totali si riferiscono) il verificarsi di anche un solo caso in azienda può avere un grave impatto. Il datore di lavoro avrà quindi tutto l’interesse ad adottare tutte le misure che consentano di evitare il presentarsi di una malattia professionale.

Il Sistema di Prevenzione e Protezione Aziendale è strutturato in modo più che consono per poter ridurre al minimo l’eventualità di malattie professionali. Sarà di fondamentale importanza che tale sistema sia messo in condizioni di funzionare efficacemente ed efficientemente, grazie alla collaborazione di tutti gli attori coinvolti, a cominciare dal datore di lavoro che deve essere il motore primo.

La direzione dell’azienda deve essere la prima a credere ed a rafforzare il sistema grazie alla collaborazione con il RSPP e soprattutto con il Medico Competente. Il ruolo centrale del Medico aziendale nella definizione e nell’attuazione del piano di sorveglianza sanitario è un elemento fondamentale che non deve però precludere a questo professionista la possibilità di effettuare anche le valutazioni ex ante della situazione aziendale, in modo da contribuire a prevenire l’evidenziarsi di dati negativi nella fase di monitoraggio. Il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione insieme alle altre figure della sicurezza aziendale dovrà, oltre al resto, assicurare una scelta dei Dispositivi di protezione adeguati a prevenire i rischi di danni alla salute, ma dovrà anche far sì che nell’organizzazione tutti siano impegnati al rispetto delle procedure che ne prevedono il costante ed il corretto utilizzo durante le operazioni lavorative, dai dirigenti all’ultimo lavoratore passando per il preposto. Il Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza avrà anch’esso un ruolo fondamentale non solo nella vigilanza ma soprattutto nel coinvolgimento di tutti i lavoratori per tutte quelle proposte ed iniziative di miglioramento che possono essere sollevate.

La motivazione di ogni singolo nell’organizzazione è quindi un elemento di fondamentale importanza per l’ottenimento di buoni risultati non solo sul fronte della salute e sicurezza, di conseguenza un clima di lavoro sereno diventa uno degli obiettivi primari da perseguire. Senza voler scomodare la categoria dei disturbi psichici e comportamentali, che incide tra le malattie professionali nella nostra tabella per solo lo 0,13 % con soli 27 casi nel settore Industria e servizi nel 2021, ridurre lo stress in azienda potrebbe portare a vantaggi notevoli. Procedere alla valutazione dello stress correlato al lavoro potrebbe in tal senso aiutare attraverso l’applicazione delle procedure di valutazione previste e tese ad esaminare ed a caratterizzare la situazione nella organizzazione.  Dato che lo stress si manifesta come reazione dell’individuo ad una situazione percepita di squilibrio tra le risorse che egli ha a disposizione e le richieste cui è soggetto, potrebbe essere importante individuare le situazioni di squilibrio cui il lavoratore sia sottoposto.

Da un lato sappiamo come i Distress, ovvero gli elementi stressanti nocivi per l’organismo, possano condurre addirittura all’abbassamento delle barriere immunitarie dell’individuo. Dall’altro lato la partecipazione, la fattiva collaborazione della persona nell’organizzazione è condizionata all’assenza di conflittualità e di elementi stressanti. Nella valutazione dei rischi nell’ambiente di lavoro il datore di lavoro e RSPP dovranno quindi considerare anche quei fattori fisici (ad esempio freddo o caldo intensi, eccessiva limitazione dei movimenti) e quei fattori ambientali (eccessiva rumorosità, inquinamento) che possono diventare fonti di stress per il lavoratore contribuendo così alla ricerca di soluzioni migliorative con influssi positivi nella riduzione di altre patologie croniche. Nella stessa procedura di valutazione dello stress da lavoro correlato entrerà in gioco anche l’analisi di altri fattori, sia organizzativi che di contesto lavorativo, in un gruppo di valutazione aziendale che non potrà che fungere da prodromo all’intero sistema aziendale di prevenzione e protezione, potendo così migliorare le performance dell’intera organizzazione.

 

 

Articoli correlati