Bentornato termovalorizzatore F3: più flessibilità di trattamento e protezione ambientale

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Un revamping da 45 milioni consegna al Paese un impianto che riduce ulteriormente gli impatti ambientali e offre alle imprese grande flessibilità di trattamento anche per i rifiuti più complessi

Un’opzione sostenibile per la gestione degli scarti (anche pericolosi) delle imprese

In un Paese, come l’Italia, povero di impiantistica a servizio del trattamento rifiuti, il ritorno all’operatività del termovalorizzatore F3 di Ravenna è certamente un’ottima notizia. L’impianto, destinato soprattutto alla termovalorizzazione di rifiuti industriali anche pericolosi, ritorna a essere un’opzione per la gestione sostenibile degli scarti di produzione più complessi, dopo un revamping da circa 45 milioni di investimento che ne ha ampliato il perimetro di operatività e, soprattutto, migliorato le performance ambientali.

Dal revamping ancora più flessibilità nel trattamento dei rifiuti

L’F3 continuerà a rappresentare certamente un punto di riferimento per il trattamento termico dei rifiuti solidi liquidi e fangosi (pompabili e palabili), anche pericolosi, derivanti da processi chimici e farmaceutici. Ma ci sono novità che allargano lo spettro di trattamento.

Alimentazione diretta dei rifiuti liquidi confezionati o in autobotti

La prima, riguarda l’attivazione di una linea di alimentazione diretta per i rifiuti liquidi contenuti in fusti o IBC da 1 mc. Si tratta di un’opzione rilevante per termovalorizzare scarti che presentano reattività particolari e non possono essere miscelati con altri rifiuti. La seconda, con la medesima filosofia, è la possibilità di alimentare il forno direttamente da autobotte. Anche in questo caso la gamma di rifiuti gestibili si allarga ai liquidi con particolari caratteristiche di pericolosità o reattività con altri scarti. Ad esempio, l’acrilonitrite, monomero molto utilizzato nell’industria plastica, che dà polimerizzazione spontanea.

Alimentazione diretta dei rifiuti confezionati

Il forno F3 conserva la possibilità di alimentare direttamente rifiuti confezionati in fusti: un’opzione rilevante per trattare rifiuti che sarebbe impossibile riconfezionare. Ad esempio, i reagenti chimici, gli odorizzanti, o il vasto mondo dei rifiuti infettivi.

Potenziata la triturazione, per gestire le pezzature fuori standard

Una terza evoluzione è il nuovo trituratore rifiuti installato a monte del trattamento. Questo migliora la capacità di accogliere rifiuti anche al di fuori delle pezzature standard, visto che esiste la possibilità di triturarli con maggiore efficacia.

Le evoluzioni impiantistiche arricchiscono le possibilità di un impianto che già prima del revamping era considerato un punto di riferimento nell’impiantistica a servizio dell’ambiente. Ad esempio, grazie al trattamento a umido dei fumi, che consente un altissimo abbattimento di metalli volatili come il mercurio, polveri e acidi. Dunque, l’F3, già di per sé molto flessibile in virtù della tecnologia a tamburo rotante, è in grado di trattare anche rifiuti con tenore di alogeni organici (come cloro, fluoro, bromo, o iodio) e mercurio significativamente superiori rispetto ad altri impianti.

Rivisto il sistema di depurazione fumi, più efficienza energetica e ulteriore trattamento delle ceneri

L’ammodernamento dell’F3 è però servito soprattutto a consegnare al Paese un termovalorizzatore decisamente più performante dal punto di vista ambientale.

Anche su questo fronte si registrano diverse evoluzioni. Oltre alla completa rivisitazione del sistema di depurazione fumi, con l’inserimento di un sistema DeNOx catalitico per un migliore controllo delle emissioni diossidi di azoto e diossine, uno degli interventi più significativi riguarda la grigliatura di finitura che adesso viene riservata ai solidi residui dopo la prima combustione. Si tratta di un passaggio ulteriore sulle scorie, in grado di abbattere drasticamente il contenuto organico delle ceneri pesanti. In questo modo si ha un recupero di calore (in virtù del maggior Carbonio bruciato) e un abbattimento sensibile delle ceneri, che a fronte di un limite normativo del 3%, scendono stabilmente all’1%.

Peraltro, grazie ai lavori di revamping, alle ceneri pesanti che residuano dalla grigliatura viene ora prelevata la parte ferrosa, che finisce nel circuito di recupero del ferro, fornendo un contributo rilevante all’economia circolare. Altro intervento a forte impatto ambientale è l’aumento dimensionale della caldaia, che ora produce il vapore sufficiente a sfruttare al 100% le potenzialità della turbina, aumentando la generazione elettrica da 22 a 29 GWh annui: oltre il 30% in più di energia elettrica che non sfrutta fonte fossile.

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