Sicurezza nelle pressopiegatrici, Italia protagonista

Enrico Pasotto

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pressopiegatrici

Il tema della tutela degli operatori nell’utilizzo delle macchine di deformazione a freddo è stato portato alla ribalta solo in tempi relativamente recenti. Ma, nonostante questo ritardo, il nostro paese ha fin da subito mostrato di voler essere al centro del dibattito. Vediamo perché.

La prima letteratura riguardante una delle macchine per la formatura della lamiera a freddo degli ultimi 130 anni, risale al 10 maggio 1887 e prende il nome di “Cornice Brake”.

È possibile trovare evidenza di questo precursore delle nostre attuali pressopiegatrici, attraverso una semplice ricerca su internet, digitando su “google patents” e il seguente numero di brevetto US362749.
L’utilizzo di tale macchinario rivoluzionò subito l’arte di piegare i materiali che, fino a quel momento, veniva eseguita a mano attraverso l’utilizzo di attrezzi artigianali.

Uno storico brevetto

Proseguendo con la nostra ricerca atta a capire meglio l’evoluzione di tale macchinario, digitando “US2946234” troveremo un brevetto del 26 luglio 1960 che, senza dubbio, segnerà il passo ed inizierà ad avvicinare la sua forma a quella delle attuali pressopiegatrici in uso.

Dal 1960 in poi di passi ne sono stati fatti tanti passando dalle pressopiegatrici meccaniche a quelle di tipo idraulico a barra di torsione, fino a quelle più tecnologiche sincronizzate idrauliche e per ultime quelle elettriche azionate da potenti e precisi motori brushless.


Furono 130 anni di studi di ogni tipo e di brevetti dove l’Italia giocò un ruolo molto importante; per alcuni decenni, infatti, proprio il nostro Paese diede un grande impulso al settore metalmeccanico e dell’automazione. In primis si distinse la Lombardia dove si concentrarono per anni i maggiori costruttori di pressopiegatrici e dove l’innovazione grazie appunto all’ingegno italico, subì una forte spinta progressista.

Tavole di centinatura, i primi CNC, tecniche di controllo della discesa del pestone, studi sui ritiri elastici, punzoni e matrici speciali furono fin da subito argomento di studio da parte delle nostre aziende costruttrici.

La sicurezza in Italia ha un nome: Francesco Pasqui

L’argomento che però purtroppo fu affrontato per ultimo fu proprio quello riguardante la gestione sicura delle pressopiegatrici. Infatti, abbiamo dovuto aspettare la fine degli anni Ottanta per iniziare a vedere i primi dispositivi “sicurezza” installati sulle pressopiegatrici.

pressopiegatrici

Si assistette finalmente all’inizio delle prime iniziative atte a tutelare l’incolumità degli operatori delle presse, attraverso l’impiego di fotocellule monoraggio installate sulla parte inferiore delle macchine.
Posso affermare di aver avuto la fortuna di assistere in prima persona, alla progettazione e al crescente perfezionamento dei dispositivi di sicurezza e alla loro applicazione sulle pressopiegatrici grazie alla mente illuminata di un signore che porterò sempre nel cuore, Francesco Pasqui, un amico, collega, mentore, colui che inventò, promosse e diffuse a livello internazionale, la sicurezza delle pressopiegatrici attraverso dispositivi rivoluzionari da lui stesso brevettati e portando l’Italia, attraverso la sua azienda “Nuova Elettronica” a essere una delle 3 nazioni al mondo in grado di costruire sistemi di sicurezza per proteggere gli operatori da infortuni dovuti allo schiacciamento tra punzone e matrice.

La cultura si diffonde

Gli anni passano e i costruttori, oltre che in Lombardia, iniziarono a espandere le proprie idee e le proprie soluzioni anche in Veneto e in Emilia, le proposte furono continue e le innovazioni si susseguirono.
Ricordo molto bene il momento in cui un noto costruttore di Treviso ebbe l’idea controintuitiva di posizionare le fotocellule monoraggio laser nella parte superiore della pressopiegatrice dando vita a quello che da lì a breve, sarebbe diventato lo stato dell’arte della sicurezza sulla pressopiegatrice.
Correva l’anno 2000 e alla Fiera “Lamiera” di Bologna apparvero i primi dispositivi laser multiraggio in abbinata alle monoraggio, installati sia nella parte inferiore, cioè la parte fissa, che nella parte superiore, ovvero la parte mobile.

Verrebbe da chiedersi, come ciò sia possibile: stiamo parlando di circa 4 anni dopo l’introduzione della Direttiva Macchine che prevedeva appunto la marcatura CE delle macchine immesse nel mercato e ancora coesistevano sistemi monoraggio e barriere multiraggio di ultima generazione.
In realtà, la risposta è semplice, poiché in quegli anni lo stato dell’arte era nel frattempo mutato, sia per i nuovi componenti laser disponibili a costi accessibili che per le nuove tecniche a microprocessore in grado di rendere sicuri i segnali dei dispositivi, aumentandone la sicurezza.

Il ruolo del Comitato TecnicoVertical

Gran parte della responsabilità di questi cambiamenti la ebbe il “Comitato TecnicoVertical Group 03 – Presses for cold-working metals”, voluto dalla Comunità Europea, che ebbe il compito di studiare come difendere gli operatori dagli infortuni, attraverso un gruppo di studio con esponenti di vari Stati Europei.

pressopiegatrici

All’interno di questo Comitato si distinsero i nostri ingegneri italiani, che furono grandi protagonisti di questo studio; questi forgiarono la proposta normativa prEN 12622 che poi negli anni successivi divenne la EN12622, una norma completa e molto precisa che, attraverso i suoi punti, facilitò la certificazione delle pressopiegatrici, uniformandone l’applicazione dei sistemi di sicurezza e non solo.

Furono anni complicati, dedicati a convincere i costruttori a installare i dispositivi di sicurezza sulle proprie macchine. Fu una sfida nella quale si fecero strada proposte di nuove valvole di sicurezza monitorate, circuiti a doppio canale, dispositivi laser multiraggio, pedali a tre posizioni, doppie pedaliere ecc. Una sicura rivoluzione che coinvolse gli uffici tecnici delle case costruttrici per parecchi anni, spingendoli a sviluppare nuove idee e tecniche di controllo.

L’adeguamento dei macchinari già in uso

Ma cosa fu delle macchine esistenti, ossia quelle già in funzione o costruite appunto prima di tutte queste disposizioni?

Ispsel e Asl fecero la loro parte grazie ai loro dirigenti che sposarono la causa della sicurezza. Ricordo due nomi fra i tanti che fecero la storia in materia di adeguamento dei macchinari alle nuove normative di sicurezza per i lavoratori: il Dott. Luciano Di Donato, allora dirigente Ispsel, e il Dott. Carlo Formici della Asl di Vicenza; due preparatissimi Ingegneri che, parallelamente ai costruttori, si occuparono assieme a un nutrito team di ingegneri di tracciare due importanti linee guida molto esaustive che riportano chiaramente le direttive da attuare per poter adeguare le macchine esistenti.

Per consultarle basta digitare su google “linea guida sicurezza pressopiegatrici” oppure “sicurezza pressopiegatrici ATS Monza”.

Nelle prossime uscite parleremo del check up visivo e della documentazione aggiornata con la formazione agli operatori.

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