L’idrogel riciclabile che cambierà la medicina

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Li troviamo nelle lenti a contatto e li usiamo per medicare le ferite, ma sempre più spesso stanno entrando nel mondo dell’agricoltura e degli imballaggi alimentari. Il problema è che si degradano e pongono problemi di inquinamento ambientale. Ecco perché un team di scienziati della Princeton University, che ha scoperto come realizzare un idrogel riciclabile e green, potrebbe aver dato una svolta a diversi settori.

La struttura degli idrogel convenzionali, infatti, è ciò che ne ha reso complesso il riciclo fino ad ora. Si basano infatti su forti legami chimici, che gli conferiscono la capacità di assorbire acqua e altri solventi. Questi reticolati, tipici delle resine sottoposte a polimerizzazione o vulcanizzazione, conferiscono agli idrogel flessibilità e resistenza. Ma li rendono anche estremamente difficili da separare nei loro componenti di base. Per realizzare il nuovo idrogel riciclabile, i ricercatori statunitensi hanno sviluppato polimeri idrofili in alcune sezioni della catena e altri idrorepellenti in segmenti diversi. Quando hanno aggiunto acqua alla miscela polimerica, in parte questa l’ha assorbita, mentre in altra parte l’ha respinta. Questa tensione ha conferito all’idrogel la sua forza strutturale.

A differenza degli idrogel convenzionali, la resistenza si basa sulle caratteristiche fisiche piuttosto che sui legami chimici tra i polimeri. Questo è il motivo per cui riciclare l’idrogel nei suoi componenti è relativamente facile, così come disidratare e reidratare ripetutamente il materiale. La separazione di fase permette anche di dargli la forma desiderata, rendendolo molto duttile e personalizzabile.

Dove lo troveremo?

Messo alla prova in condizioni estreme acide e alcaline, il nuovo idrogel ha funzionato come previsto. Con ulteriori test potrebbe portare una ventata di sostenibilità in un settore molto specializzato, ma finora poco ecologico. Si ritiene infatti che potrebbe avere applicazione in strutture come muscoli artificiali e robot morbidi, per svolgere operazioni sugli esseri umani con maggiore sicurezza. E senza contaminazioni collaterali.

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