Velocità di piegatura e tempo piega: due parametri con un senso

Emiliano Corrieri

Condividi

Nella pressopiegatura della lamiera, le scelte operative si basano spesso su opinioni personali, come la velocità di piegatura e il tempo piega, più che su dati tecnici

Girando molte imprese di lavorazione lamiera, in particolare nel campo della pressopiegatura, mi sono fatto un’idea di cui sono piuttosto certo: è uno dei processi in cui l’opinione conta ancora oggi più di qualsiasi manuale.

C’è il piegatore “cintura nera” che, sulla base della propria personalissima esperienza (talvolta non condivisa), ha tratto delle conclusioni simili a dogmi per cui molti eventi nascono per determinati motivi autocompresi.

C’è un vocabolario nelle aziende che lo testimonia come la “lamiera più o meno acciaiosa” o la “cava che mangia più o meno” e così via. Due degli aspetti più intriganti che entrano a pieno diritto nel mondo delle “opinioni personali fatte legge” riguardano nell’ordine:

  1. la velocità di piegatura
  2. il “tempo piega”

Per velocità di piegatura si intende la rapidità con cui viene effettuata la deformazione della lastra. In pratica, il passaggio dal “punto contatto lamiera” che coincide con lo sfioramento tra il punzone e la lamiera, al “punto morto inferiore” ossia il punto di massima discesa del punzone all’interno della matrice per effettuare l’angolo desiderato.

I controlli numerici prevedono la possibilità di rallentare tale velocità che in molti casi corrisponde di default alla “massima velocità di lavoro” di 10 mm/s determinata per legge. Perché rallentarla? Quando gli operatori rallentano la macchina anche usando matrici larghe per “stabilizzare” l’angolo di piega tra un pezzo e l’altro si rientra di diritto nel campo delle opinioni.

Il “tempo piega“, invece, è una funzione che permette di sostare per i secondi desiderati nella quota del punto morto inferiore. Anche in questo caso alcuni operatori sostengono che mantenere il pezzo nella posizione di massima deformazione permetta di stabilizzare il ritorno elastico tra i pezzi e, di conseguenza, uniformare gli angoli di piegatura.

Anche in questo caso siamo nel campo delle opinioni, perché è davvero raro trovare un operatore che abbia testato sistematicamente se la pratica funziona o meno, se garantisce sistematicamente i vantaggi desiderati. Scopriamo il perché.

Articoli correlati