Come in ogni processo industriale, una manutenzione regolare è essenziale per garantire la massima produttività e la qualità dei processi di stampaggio a iniezione. In quest’ambito, la pulizia degli stampi assume un ruolo basilare, poiché influisce direttamente sulle caratteristiche dei manufatti. L’intervista ad Andrea Araudo, Key Account Manager presso Safetykleen Italia, è focalizzata sul lavaggio con ultrasuoni.
Le prime attrezzature commerciali per ll lavaggio con ultrasuoni apparvero sul mercato negli anni ’50, entrando nell’uso comune intorno al 1970. Si usano da decenni anche in campo industriale, in particolare per pulire piccole parti complesse, o per accelerare i processi di trattamento superficiale.
Questa tecnologia utilizza le bolle di cavitazione indotte dalle onde sonore ad alta frequenza per agitare un liquido: acqua o detergente, a seconda del tipo di contaminazione e del pezzo da pulire.
L’agitazione produce forze elevate sui contaminanti che aderiscono a substrati come metalli, plastiche, vetro, gomma e ceramiche. Quest’azione penetra anche nei fori e nelle rientranze, rimuovendo totalmente i contaminanti sopra citati. Inoltre, consente a volte di evitare che la parte sia smontata prima della pulizia e, soprattutto, ne evita il danneggiamento.
La vasca di lavaggio con ultrasuoni
«In pratica, questa tecnologia si basa sulla presenza, all’interno di una vasca di lavaggio, di piastre (denominate trasduttori) che generano onde sonore ad alta frequenza» spiega Araudo. «Oltre all’azione chimica dovuta al bagno di lavaggio, si ha quindi un’azione meccanica di pulizia dovuta alle microbolle di cavitazione, che cambia in funzione della frequenza in hertz (Hz) con cui vengono generati gli ultrasuoni.»
«Più alta sarà la frequenza – prosegue Araudo – più le bolle saranno piccolissime e produrranno un minore impatto fisico, ma si avrà il vantaggio di una pulizia molto più precisa in tutti i punti della superficie del pezzo. Al contrario, più bassa sarà la frequenza, più le bolle avranno dimensioni maggiori (sebbene si rimanga sempre nell’ordine dei micron) con un’efficacia meccanica superiore, ma con una pulizia meno precisa, perché aumenteranno ovviamente gli spazi vuoti tra una bolla e l’altra.»
«Dato che la pulizia del pezzo avviene per sua totale immersione all’interno della vasca metallica coibentata – specifica Araudo – il 100% della superficie sarà investito sia dall’azione meccanica delle microbolle sia dall’azione chimica del detergente, rimuovendo accuratamente i contaminanti in ogni punto e senza danneggiare il pezzo.»
«Gli oggetti, però, non dovranno essere lasciati appoggiati sul fondo della vasca o sovrapposti con parti eccessive di contatto – chiarisce Araudo – poiché ciò impedirà la cavitazione sulla parte dell’oggetto non raggiunta dal liquido detergente.»