Comau: un futuro chiamato Racer3

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comau racer3 officialRacer3, l’ultimo robot di Comau in ordine di presentazione al mercato, è stato sempre definito da parte del top management aziendale il capostipite di una nuova era di robot e di soluzioni di automazione. Dichiarazioni importanti, che trovano riscontro tanto nella proposta tecnologica e di design contenuta nel nuovo robot ultra compatto, quanto nel gradimento della macchina sul mercato – come ha dimostrato la recente edizione di EMO a Milano.

Ma perchè questo robot è così carico di significati? E quanto Comau ha effettivamente investito nel progetto? Innanzitutto Racer3 è la prima soluzione di così piccole dimensioni prodotta dalla multinazionale torinese. Costruita interamente in leghe leggere (alluminio e magnesio), Racer3 pesa solo 30 Kg e sfrutta uno sbraccio di 630 mm e un payload di 3 Kg. Considerando la fama di Comau per robot di grandi dimensioni, molto utilizzati nel comparto automotive, Racer3 si differenzia in maniera netta dai predecessori. Questa scelta così innovativa descrive la strada intrapresa da Comau: sfruttare le competenze e le esperienze maturate in oltre 40 anni di storia nel settore dell’auto per concentrarle in tutti i robot di nuova generazione.

Racer3 rappresenta di fatto il passo definitivo di Comau verso la fornitura di robot a tutti i settori produttivi. Il prodotto può essere montato in ogni posizione: a terra, a soffitto, a muro, su supporti inclinati (0-90°), e nei test standard preliminari si è già laureato come il più veloce nella propria categoria. Grazie alla particolare fisiognomia che ricorda quella di un rettile, Racer3 è in grado di chiudersi completamente su sè stesso come una forbice, facendo sì che la flangia possa scendere sotto l’asse 1; oppure è in grado di chiudersi completamente, come un libro, portando il polso verso il corpo affinchè possa girare, alla massima velocità, sull’asse 1 senza entrare in collisione con altri strumenti presenti nello spazio attiguo. La simmetria compatta che lo caratterizza mette in equilibrio fludità e movimenti, emulando in maniera sinuosa la natura; il rapporto 1:1 tra braccio e avambraccio stimola l’idea di dinamismo delle linee in una sorta di naturale spinta in avanti.

I nuovi colori sono il grigio e il nero. Una scelta tutt’altro che casuale. Se, in passato, I colori forti come il rosso (ma anche il giallo, l’arancio, il blu tipici di altri costruttori) avevano come significato (anche) il comunicare la presenza di un oggetto in fabbrica cui prestare molta attenzione, il grigio e il nero portano il robot direttamente verso il suo naturale futuro, ovvero quello di uno strumento di lavoro con il quale cooperare in assoluta sicurezza e che sarà sempre più facile da usare.

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