Zincatura Persicetana: operatori galvanici per tradizione

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All’interno della bolognese Zincatura Persicetana ne sono convinti: se, oltre alla conoscenza dell’elettrochimica, l’operatore galvanico non mettesse in campo anche doti quasi da inventore, difficilmente sarebbe possibile far emergere dai bagni pezzi con le caratteristiche di resistenza alla corrosione ed estetiche richieste.

Ciò che si legge nei manuali di galvanica a proposito della zincatura elettrolitica, trattamento di cui è specializzata la Zincatura Persicetana S.r.l. di San Giovanni in Persiceto (BO), è che consiste nell’immersione degli articoli da zincare (catodi), previa sgrassatura e/o adeguato decapaggio, all’interno del bagno elettrolitico.

Attraverso l’attivazione di corrente elettrica continua, gli ioni positivi ceduti dallo zinco (anodo) migrano verso il polo negativo (catodo), depositandosi sotto forma di strato di zinco continuo, con spessori di norma tra i 5 e i 30 µm. Al polo positivo si ha la dissoluzione del metallo con la formazione di ioni in soluzione, che vanno a reintegrare gli ioni scaricati al catodo. La reazione complessiva è una ossidoriduzione, come risultato della ossidazione anodica del metallo che si scioglie perdendo elettroni e della riduzione catodica dello ione che si deposita come metallo acquisendo elettroni.

Un processo, affascinante nel quale, però, la mano, l’occhio e la sensibilità dell’operatore continuano ad avere un peso determinante ai fini di un risultato da applausi, come ci confermano Gabriella Pizzirani e i figli Carlotta e Alessandro Mengoli, contitolari dell’impresa suddetta, ricordando con commozione, in quanto da poco scomparso, un grande maestro della zincatura, Antonio Mengoli, della prima marito e dei secondi padre.

Zincatura con passivazioni al cromo 3

«Nata nel 1938 come bottega di ramatura e nichelatura è da poco più di vent’anni che la ditta si dedica esclusivamente alla zincatura elettrolitica alcalina – informa Gabriella Pizzirani. Fu una decisione che prese mio marito, Antonio, figlio dei fondatori, il quale si era appassionato particolarmente a questo trattamento, che dal quel momento, però, volle attuare utilizzando gli impianti tecnologicamente più avanzati, lasciandosi alle spalle le pesanti e faticose lavorazioni manuali fin lì adottate. Ho ancora nitida nella mente l’immagine di lui che, dopo aver caricato il barile di minuteria, operazione nella quale io lo aiutavo, allontanandomi per il tempo necessario dall’ufficio, lo trascinava fino alla tramoggia per poi rovesciarlo dentro quest’ultima, sempre e solo con la forza delle sue braccia. E è proprio in virtù di questo stretto contatto con le varie fasi del processo che imparò a conoscerle così bene, tanto da diventare una figura di riferimento nel settore, in cui si era costruito la fama, oltre che di provetto tecnico della zincatura anche di una sorta di inventore, che come tale sapeva sempre trovare una soluzione ad ogni problema, anche a quelli dove che gli altri zincatori avevano fallito. Compito che ora tutto lo staff, che è davvero una squadra molto coesa, cerca di svolgere al meglio mettendo in pratica i suoi preziosi insegnamenti».

Oggi nella società bolognese vengono sottoposti a zincatura, seguita da passivazione bianca e gialla, entrambe a base di cromo trivalente, esenti da cromo esavalente e da cobalto, pezzi, per l’80% in acciaio (con un’alta presenza di quelli AVP), e per il 20% in zama, con dimensioni variabili da pochi millimetri a circa un metro. «A consegnarceli sono un centinaio di clienti attivi, in pari misura (40%), nei settori dell’oleodinamica/pneumatica e dell’automotive – interviene Carlotta Mengoli, in azienda dal 2009 e fresca di laurea in Economia Aziendale –, mentre la restante percentuale è coperta da committenti che operano nella carpenteria, nell’edilizia, nell’automazione e nell’industria in senso lato».

 

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