Lo spazio come mezzo per monitorare l’anidride carbonica

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Durante l’European Space Week di Helsinki, i delegati dell’European Space Agency (ESA) hanno presentato l’aggiornamento del programma satellitare europeo Copernicus, che permetterà di superare i limiti delle attuali tecnologie di osservazione della Terra, non abbastanza precise quando si tratta di monitorare le emissioni di anidride carbonica. Nel 2025, però, questi ostacoli saranno superati grazie al nuovo modello Sentinel-7, specificamente dedicato al monitoraggio dell’anidride carbonica e delle emissioni antropogeniche.

Controlli più accurati

Secondo i programmi dell’ESA, tra poco più di 5 anni tre satelliti dovrebbero orbitare attorno alla terra 14 volte al giorno, ciascuno di essi in grado di visualizzare 250 Km della superficie terrestre durante un passaggio, segnando un miglioramento significativo rispetto all’attuale capacità di 15 Km. Una volta nello spazio, la flotta sarà quindi in grado di comunicare ai tecnici i dati che permetteranno di individuare da dove provengono le emissioni di anidride carbonica.

Finora i satelliti Copernicus sono stati in grado di fornire una lettura della concentrazione di anidride carbonica, ma senza indicarne la fonte specifica a causa di alcune limitazioni progettuali legate soprattutto ai trattamenti e alle finiture superficiali.

L’attuale monitoraggio delle emissioni non è preciso e fornisce solo risultati parziali. Il nuovo sistema Copernicus cambierà tutto questo. Individuare la fonte è molto più complicato che misurarne la concentrazione. Infatti, uno dei principi fondamentali della diplomazia climatica è il concetto che le emissioni non rispettano i confini geografici. Ma le nuove potenzialità di Copernicus consentiranno, attraverso un sistema di dati aperti, di capire immediatamente chi (e dove) non sta facendo la propria parte. Questa rivoluzione la si deve all’innovazione tecnologica ottenuta in fase progettuale circa i materiali, i trattamenti e le finiture delle superfici.

L’ESA ha anche avvertito sull’importanza di non concentrarsi solo sull’osservazione, ma anche e soprattutto sulla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, spiegando come la tecnologia sviluppata durante le missioni spaziali (come pannelli solari ad alte prestazioni e celle a combustibile) giochi un ruolo fondamentale in questo senso.

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