“Stampisti, puntate su efficienza e ottimizzazione”

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Giovanni Corti, direttore generale di Ucisap, Unione Costruttori Italiani Stampi e Attrezzature di Precisione, traccia un quadro della situazione degli stampisti italiani alla luce dell’emergenza sanitaria in atto.

«Presso le imprese del nostro settore è percepibile un sentimento di grande incertezza dovuto anche alla scarsa chiarezza dei provvedimenti attuati sia a livello locale sia da parte del governo centrale, basti pensare al susseguirsi di annunci riguardanti l’obbligo di utilizzare le mascherine protettive. Molte imprese avevano già chiuso i battenti prima che le misure di sicurezza più stringenti fossero effettivamente ufficializzate. Allo stesso tempo è però innegabile la diffusa voglia di ripartire». Questo è quel che ha riferito a Stampi all’inizio dello scorso mese di aprile il direttore generale dell’Unione nazionale dei costruttori di stampi e attrezzature di precisione (Ucisap) Giovanni Corti.

Quali sono in dettaglio le principali problematiche che gli stampisti si trovano oggi a gestire?

Come è immaginabile, per una manifattura come quella italiana che vive soprattutto di export il rafforzarsi o ripresentarsi dei controlli doganali rappresenta un ostacolo non da poco. Rallentano i flussi e gli scambi ne soffrono perché la fluidità che li caratterizzava sino alla fine di febbraio è ormai un ricordo. Anche all’estero la situazione è quanto mai caotica e questo incide da un lato sulla disponibilità e l’accessibilità dei materiali; dall’altro sui progetti sui quali grava una fase d’impasse. La cassa integrazione è l’unica risorsa a disposizione delle aziende, per non erodere le loro finanze.

È ipotizzabile una significativa tendenza alla riconversione da parte delle realtà del settore?

Se una simile tendenza esiste, non credo possa attualmente avere dimensioni importanti. Già prima che l’emergenza sanitaria esplodesse gli ordini erano abbastanza stabili e certamente ora è impossibile prevederne un miglioramento. Basti pensare all’industria automobilistica e al suo generalizzato rallentamento, dovuto anche al diesel-gate e alle spinte all’elettrificazione. Il salone di Ginevra è stato per il momento cancellato ma un buon numero di player aveva dato forfait in tempi non sospetti. È curioso notare che progetti e ricerche stanno proseguendo, proiettati al futuro; e così le richieste di preventivo: l’impressione è che i committenti approfittino della crisi per innescare tensioni sui prezzi.

Nel frattempo, aumenta la richiesta di prodotti biomedicali e di servizi di stampa in 3D…

Senza dubbio, chi già lavorava per clienti del medicale ha assistito a un incremento delle produzioni, specie nell’ambito dello stampaggio, e lo stesso può dirsi di chi fornisce i produttori di valvole. È il business del momento. Quanto alla stampa tridimensionale, si tratta di un prezioso supporto per la realizzazione di piccole serie, non sui grandi volumi. È, a oggi, un valido alleato e non un competitor.

Come potrebbe presentarsi il mercato globale degli stampi e non solo, passata l’emergenza?

Un mutamento importante è naturalmente da tenere in considerazione ma rispetto alla recessione del 2008-2009 lo scenario è completamente diverso. Allora le difficoltà erano di natura finanziaria; oggi le incognite sono ancora più numerose perché si è assistito a un blocco completo delle operazioni, mai visto prima. La ripresa può essere persino più veloce, la guerra dei prezzi ancora più crudele. Per questo la volontà di fare efficienza, l’ottimizzazione in chiave lean o 4.0 saranno elementi essenziali per il rilancio e per le imprese sane come quelle degli stampi saranno un fattore di competitività.

Quali sono invece le iniziative che Ucisap sta mettendo a punto a favore dei suoi associati?

Siamo stati a malincuore costretti ad annunciare l’annullamento del convegno previsto per settembre ma stiamo cercando di condividere il più possibile le informazioni e il sentiment con gli stampisti, per capire quali strategie porre in essere nel quotidiano e sul medio-lungo termine. L’obiettivo è quello di essere il prima possibile pronti a offrire degli spunti di riflessione, una visione e delle idee per il dopo. Per motivi diversi, però, che vanno dal completamento delle commesse precedentemente ottenute, ai rapporti con le banche e alla cassa integrazione, tutti sono sul pezzo, motivati, impegnati.

Al di là delle polemiche, la gestione seria dell’emergenza può dare slancio al made in Italy?

Innanzitutto, è da sottolineare la forte attenzione all’aspetto etico dell’intera vicenda, dimostrato dal fatto che in molti abbiano deciso preventivamente di chiudere i battenti, prima del varo dei decreti, per salvaguardare la salute dei dipendenti. Significa che il mercato è, eticamente, sano. Certo, l’Italia ha dato testimonianza di affidabilità ma oggi più che mai è necessario che gli Stati europei intraprendano un cammino comune e per questo le logiche stesse dell’UE devono essere ridisegnate.

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