Quando il dritto diventa curvo

Emiliano Corrieri

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Oggigiorno la tecnologia applicata alle presse piegatrici ha raggiunto veramente livelli molto elevati. I ritorni elastici vengono gestiti con sofisticati controlli dell’angolo che eseguono le letture in tempo reale o, addirittura, applicando le correzioni archiviate in una banca dati.

In questo modo si garantiscono, ovviamente non senza limiti, i valori degli angoli dei pezzi con risultati spesso eccellenti.

Considerazioni sul problema della “sciabolatura” dei pezzi.

sciabolatura
Figura 1 – Il noto errore di bombatura, evitabile attraverso sistemi di centinatura capaci di applicare la compensazione del banco in tempo reale in base alla effettiva deformazione della macchina durante la lavorazione di pezzi lunghi

Ci sono, poi, ottimi sistemi di centinatura attivi o passivi che permettono di applicare la compensazione del banco in tempo reale in base alla effettiva deformazione della macchina durante la lavorazione di pezzi lunghi.

In questo modo è garantita la costanza dell’angolo lungo tutto il lembo della piega evitando, di fatto, il noto errore di bombatura (Figura 1). Purtroppo, però, ci sono casi in cui la macchina anche più moderna sembra inefficace a causa della totale imprevedibilità della materia prima, accentuata dalla particolare sagoma dei pezzi da lavorare.

In particolare mi riferisco agli articoli “lunghi e stretti” che tendono a inarcarsi dopo essere stati piegati.

sciabolatura
Figura 2 – Nonostante il valore dell’angolo risulti costante su tutta la linea di piega, indice di una lavorazione effettuata con la giusta qualità da parte dell’operatore e della macchina, alla fine si può osservare un andamento del pezzo anche molto poco lineare

Nonostante il valore dell’angolo risulti costante su tutta la linea di piega, indice di una lavorazione effettuata con la giusta qualità da parte dell’operatore e della macchina, alla fine si può osservare un andamento del pezzo anche molto poco lineare (Figura 2).

Le probabilità sono infinite a causa delle casistiche che andrebbero studiate di volta in volta. Tuttavia le problematiche, se si dispone di una pressa piegatrice di qualità e di un operatore capace, sono da ricercarsi a monte.

Di seguito alcuni esempi.

1. Tensioni interne al materiale

Le lamiere sono dei semilavorati che, specie se laminate a freddo o di scarsa qualità, presentano delle tensioni interne anche molto elevate che non si manifestano quando il foglio è piano e privo di tagli.

Possono però determinare la forma finale di un pezzo nel caso in cui la lunghezza fosse molto superiore alla larghezza.

sciabolatura
Figura 3 – Quando i pezzi piani arrivano già “sciabolati” in piegatura l’operatore è costretto, per mantenere la corretta dimensione del lembo finito, a utilizzare almeno tre riscontri di appoggio

Quando la lastra è ancora intera le tensioni interne si mantengono stabili in posizioni forzate, diversamente a pezzo concluso manifestano tutta la loro presenza, talvolta anche in modo differente a seconda che l’articolo sia stato ottenuto nel centro del foglio o ai lati. In questo caso i pezzi piani arrivano già “sciabolati” in piegatura e l’operatore è costretto, per mantenere la corretta dimensione del lembo finito, ad utilizzare almeno tre riscontri di appoggio (Figura 3).

Ovviamente il pezzo deve essere spinto centralmente o lateralmente fino a raggiungere il contatto con tutti i tre riscontri posteriori, ma ciò non sempre è possibile come, ad esempio, nel caso di lamiere di grosso spessore o larghezze più elevate.

2. Tensioni interne lievi e che compaiono solo dopo la piegatura

Caso altrettanto frequente è quello in cui i pezzi escono dal processo di taglio perfettamente lineari ma si inarcano a seguito della piegatura.

Di fatto, in quest’ultima fase, può avvenire di caratterizzare in modo non uniforme l’andamento delle tensioni interne che, fintanto che il pezzo resta piano, non danno nessun problema. Spesso in questi casi si cerca la colpa nella pressa piegatrice confondendo una buona centinatura con la linearità dei pezzi.

Tuttavia c’è da ricordare che la pressa piegatrice agisce su aspetti differenti quali, come già detto, le dimensioni e la costanza dell’angolo su tutta la lunghezza del pezzo, la precisione dei lembi della piega, e non nella eliminazione delle tensioni interne dei pezzi.

3. Torsioni dovute alla tecnologia di taglio

Chi utilizza il laser o il plasma conosce sicuramente quella che si chiama ZTA, ossia la “zona termicamente alterata”.

Si tratta della porzione di materiale proprio a ridosso del passaggio del raggio e che viene scaldata fino alla fusione modificando, così, la propria struttura.

Le tensioni che ne derivano possono determinare grandi modifiche nella linearità dei pezzi.

Emiliano Corrieri

 

 

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