Investire in creatività

HERBERTSON

Condividi

Fin dall’inizio dei tempi gli esseri umani hanno cercato, invano, di prevedere il futuro. Abbiamo delegato il nostro futuro alla volontà degli dei, cercando di influenzare le loro decisioni ad esempio, facendo sacrifici. Abbiamo perfino cercato di leggere il nostro futuro nei fondi di caffè o foglie di Tè, come nel caso di chi ha origini Anglosassoni.

Spoiler alert: in questo nostro mondo così complesso, il futuro non è prevedibile…

Per quanto si desideri un mondo confortevole e prevedibile, questo non è possibile e non accadrà.

La tentazione è quella di guardare il mondo attraverso lenti colorate di rosa, approssimandolo ad un ambiente più semplice e lineare, e in questo “mondo”, il domani è molto simile all’oggi tanto che pensiamo sia possibile fare delle previsioni “certe”. Per rafforzare questo presupposto, l’uomo crea storie per descrivere il suo mondo ideale con la convinzione, o forse solo la speranza che, se tutti ci crediamo fermamente, allora sarà il futuro a piegarsi alla nostra volontà. Ma vanno realmente così le cose? Purtroppo, i recenti eventi ci hanno brutalmente dimostrato che tali presupposti sono sbagliati e portano ad una sottostima delle conseguenze di alcuni possibili rari eventi.

La strategia dell’imprevedibile

La domanda ora diventa: in un mondo dove rari eventi imprevedibili, i cosiddetti “Black Swan events” (i cigni neri NdR.) accadono, come possiamo definire e attuare una strategia industriale se non abbiamo modo di sapere cosa ci riserva il futuro?

Nella mia esperienza lavorativa sono entrato in contatto con molte aziende di varie dimensioni, e quando si parla del loro successo e di quale sia il motivo alla base dei risultati raggiunti, pochi parlano di fortuna. Strano ma vero: la fortuna, l’essere al posto giusto con il prodotto giusto e al momento giusto, non sono considerati elementi significativi per il successo di un’azienda, e quindi sono ampiamente sottovalutati. Tutti conosciamo un giocatore d’azzardo che vince la sua prima scommessa ma poi perde tutte le sue successive, nonostante sia convinto di “capirne” il sistema. È una questione di fortuna o una questione di probabilità? Indubbiamente prima o poi tutti dobbiamo considerare e capire le probabilità degli eventi intorno a noi e del nostro business. Nei nostri affari giornalieri non possiamo scappare dalla probabilità degli eventi, perché presto o tardi ci raggiungeranno. (Si dice esista solo un evento con P=1.0…)

Una riflessione: ultimamente sono stati pubblicati diversi articoli che sottolineano l’importanza di ottimizzare le supply chain, non per una questione di efficienza economica ma per la resilienza. Questo è probabilmente vero e, in generale, è una buona direzione da seguire. Però …. c’è un ma su cui riflettere.

È una questione di resilienza?

Una questione importante va considerata: come può una PMI, con risorse limitate, pensare all’ottimizzazione in vista della resilienza? La prima regola generale cui attenersi è che non possiamo usare ciò che è accaduto ieri, o l’oggi, come modello per il domani. Le strategie che hanno funzionato e ci hanno portato al momento attuale, non saranno sufficienti nel medio e lungo termine. Pensiamo agli investimenti in nuovi macchinari: questi si ripagheranno se ci sarà una domanda prevedibile e in costante aumento per la produzione. Ma se, al contrario, la domanda diventa imprevedibile e/o instabile, gli investimenti in nuovi macchinari possono rivelarsi controproducenti. Un esempio: l’acquisto di un nuovo centro di lavoro richiede capacità nella gestione (risorse= cose e persone) ma i vecchi schemi probabilmente non sono più adatti, quindi è indispensabile individuarne di nuovi, in linea con le moderne esigenze. A questo si aggiunge un’ulteriore questione: purtroppo la tipologia di risorse usate in passato, oggi scarseggiano.

Non esiste una soluzione semplice, che garantisca una risposta a tutti gli scenari possibili, ma un investimento in creatività dovrebbe essere in cima alla lista delle possibili azioni da considerare e intraprendere.

Tutto il bagaglio di Creatività e la spinta a trovare nuove soluzioni a problemi in evoluzione, ha formato ogni uomo e ogni azienda, e … “ci ha portati ad essere quello che siamo”. Perché allora quando si raggiunge il successo dimentichiamo di essere creativi? Perché dopo il successo ci concentriamo più sulla produzione, e la creatività passa in secondo piano?

Creatività per …. non rimanere indietro

In momenti complessi come quello attuale, gli investimenti in creatività dovrebbero essere in primo piano in ogni strategia aziendale.

Ma come si presenta esattamente un investimento in creatività? Considerando il tuo posto di lavoro, quale è il processo che viene applicato quotidianamente? E quando è stata l’ultima volta che questo processo è stato discusso apertamente con tutti gli stakeholder coinvolti, con l’intenzione di rivederlo e, se possibile, migliorarlo? Ed ora veniamo all’automazione nel senso più generico, molto amata ma troppo spesso non compresa appieno: non è più questione di decidere “se investire”, ma “quando investire”.

Ma ecco che arriva la domanda difficile, quella che vorrei rivolgere a chi mi ha seguito fino qui: in che modo l’Intelligenza Artificiale (AI) o le tecniche di Machine Learning (ML) potrebbero influire sulla vostra attività?

Siete in grado di spiegare le basi di AI e ML agli addetti, facendo capire i plus che possono offrire, non solo al business aziendale, ma anche al modo di lavorare?

A tutte queste domande si potrà trovare una risposta solo se si spendono alcune risorse per stimolare la creatività in azienda, che non è un’entità astratta, ma un gruppo di persone, ognuna in grado di portare ricchezza col proprio contributo, con la propria creatività. Il lavoro non è un gioco e va affrontato in maniera seria e responsabile, ma un giovane dipendente, amante dei videogiochi, che fanno pesantemente uso di AI e ML, potrebbe essere ad esempio una risorsa adatta per introdurre ai colleghi le basi di queste tecnologie. Ora più che mai, per racchiudere il pensiero in poche parole, dobbiamo pensare fuori dagli schemi e attuare il cambiamento nelle nostre aziende e nella società per gestire il futuro, il futuro immediato. Dobbiamo rivedere e pensare criticamente all’innovazione di processo.

Questo deve essere fatto internamente ad ogni azienda perché nessuna agenzia esterna e nessun governo potranno implementare questo cambiamento: fattori esterni possono aiutare ad esempio con i finanziamenti, ma il cambiamento rimane nelle nostre mani.

Il Cigno Nero

L’espressione Cigno Nero compare nelle Satire del poeta e retore latino Giovenale: Rara avis in terris, nigroque simillima cygno (uccello raro sulla terra, quasi come un cigno nero). Il Cigno Nero è diventato un termine molto caro alle dissertazioni filosofiche del XVI secolo riguardo fatti o situazioni ritenute impossibili o quantomeno altamente improbabili. Il concetto di base è che per lungo periodo il cigno è stato rigorosamente bianco: non se ne erano mai visti di altri colori. Ma le esplorazioni portarono ad individuare il Cygnus atratus, un esemplare australiano di cigno dal colore nero. Quindi ciò che fino a ieri era vero ed inconfutabile, improvvisamente non ha più senso: né il ragionamento deduttivo né quello induttivo sono infallibili. Ogni argomentazione, dipende dalle premesse e dalla loro veridicità: false premesse, o supportate da un numero limitato di conferme (i limiti dell’esperienza, portano a conclusioni non corrette). “Nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio ne vi sono stato coinvolto io stesso, e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro.” E.J. Smith, 1907, comandante del RMS Titanic. Come è andata a finire?

Autore: Tim Herbertson, residente in Italia per 35 anni ha lavorato per 20 anni nel settore CAD/CAM per poi passare all’automazione dei processi

Articoli correlati

Che cos’è la Marketing Intelligence?

Si tratta di un asset aziendale, spesso erroneamente sottostimato, che racchiude tutti quei processi mirati allo studio e alla conoscenza