Giuseppe Friscia è il nuovo Responsabile del Sistema di Gestione per MICROingranaggi e l’obiettivo che si è posto è quello di “rendere quotidiano il concetto della qualità”. Stefano Garavaglia: “La scelta di inserire questa figura chiave nel nostro team risponde alla sfida di elevare il livello organizzativo e qualitativo di una realtà come la nostra. Credo infatti sia proprio questa la strategia essenziale da perseguire per dare futuro e continuità a un’impresa di oggi”.
“La qualità non è un punto di vista, non lo è mai. La qualità è un dato di fatto. C’è o non c’è. E se non c’è, allora c’è un problema”. Con queste parole Stefano Garavaglia, patron di MICROingranaggi, ha ormai da tempo tracciato la rotta della sua azienda fondata nel 1973 e specializzata nella progettazione e produzione di microcomponentistica meccanica ed elettromeccanica di precisione.
Una qualità intesa non unicamente a livello di prodotto, ma che ormai non può più prescindere anche dalla qualità di processo.
È in questa direzione che si colloca la scelta strategica dell’azienda lombarda di inserire figure di alto livello in ruoli chiave, come nel caso di Giuseppe Friscia, operativo da ottobre con il ruolo di Responsabile del sistema di gestione, a cui è stato affidato il compito di trasferire in MICROingranaggi le best practice inerenti tutto ciò che riguarda il suo ambito di competenza.
“L’ UNI EN ISO è un modello operativo, un insieme di procedure di lavoro, che dalla maggior parte delle persone è percepito come una serie di documenti che raccontano qualcosa, ma non descrivono il loro metodo di lavoro”, ci ha spiegato Giuseppe Friscia, che per diversi anni ha ricoperto il ruolo di coordinatore tecnico nel noto ente di certificazione ICIM SpA. “Il primo passaggio è quindi quello di scardinare la percezione che il sistema di gestione della qualità sia un qualcosa di burocratico fine a se stesso o finalizzato all’organismo di certificazione. Ciò che vogliamo fare è ridurre sempre di più il gap esistente tra la percezione di avere un’azienda certificata e la consapevolezza di fare un lavoro che di per sé rientra nel concetto di qualità. Quindi – in parole semplici – rendere quotidiano il concetto della qualità”.
Nella pratica tutto questo si traduce in una riscrittura dei processi e delle procedure di lavoro in ottica lean, intercettando, gestendo ed eliminando le imperfezioni e le criticità.
“Il secondo passaggio”, ha proseguito Friscia, “richiede una partecipazione molto più attiva delle persone, che dovranno assumere un ruolo di maggiore responsabilità, diventando a tutti gli effetti una sorta di manager del proprio prodotto. Figure, quindi, in grado di individuare autonomamente un problema, ipotizzare delle soluzioni e poi di condividerle al fine di concretizzarle”.
Tutto questo, secondo Friscia, deve passare naturalmente da un metodo misurabile. “Dobbiamo fare in modo – aggiunge infatti – che la quantità di tempo che investiamo per portare avanti queste attività sia sempre ottimale e ottimizzata, affinché l’azienda possa continuare a crescere e a consolidare i propri risultati”.
di Elisa Maranzana