Lontano dalla logica della semplice ubicazione lavorativa a basso costo, il Coworking, se utilizzato nel pieno delle sue potenzialità, può diventare un vero e proprio strumento di sviluppo di idee innovative e attese collaborazioni in grado di stimolare il raggiungimento di obiettivi impensabili.
Da più anni anche in Italia si sente dibattere sul coworking e delle sue possibilità in ambito lavorativo. Il termine pare sia stato utilizzato per la prima volta in California a metà degli anni Duemila da un informatico per identificare la condivisione di uno spazio di lavoro tra persone che spesso svolgono un lavoro indipendente.
In linea generale il concetto si è poi diffuso in breve tempo in tutte le parti del globo diventando di uso comune per identificare sommariamente chi condivide uno spazio di lavoro che, nella maggior parte dei casi, viene individuato come uno spazio fisico all’interno di un ufficio dove un gruppo di persone lavorano in maniera indipendente dando vita anche a risvolti di carattere sociale. Andando oltre il significato di questo vocabolo è possibile fare qualche considerazione pratica sulla sua versatilità e sulle potenzialità che il coworking potrebbe rivestire al fine di instaurare sinergie dinamiche all’interno di un’organizzazione.
Quello conosciuto
Coloro che lavorano in coworking spesso sono liberi professionisti o anche altre figure lavorative che hanno in comune uno spazio fisico per contenere i costi fissi e di gestione. In molti casi gli ambienti vengono condivisi da chi ha la stessa tipologia di lavoro e gli stessi presupposti, competenze e ideali. A volte la location può essere utilizzata per un periodo determinato di tempo da quelle figure che per ragioni professionali svolgono un lavoro itinerante, ovvero che hanno la necessità di spostarsi da una città a un’altra e, più in generale, da un posto all’altro.
di Stefano Vezzelli
